giovedì 28 febbraio 2019

Testo libero - Elisabetta N.

La mia storia inizia all'interno della pancia di mia mamma, dicono che, dentro la pancia, giocavo a calcio perchè sono uscita come un treno e quindi sembrava che mi fosse uscita la palla ed io fossi andata a recuperarla. Appena sono uscita ho pianto, per mia fortuna, e mi hanno dato otto punti su nove, quindi bene.
Quando è giunto il momento, io e mia mamma, siamo tornate a casa dove mi hanno accolta con un cartellone in cucina su cui c'era scritto "Benvenuta Elisabetta".
A due-tre anni mi è venuta la varicella, ma per ora non mi è mai venuto il morbillo, e spero che non mi verrà mai. I quattro, i cinque e i sei anni sono stati quelli in cui iniziavo ad avere otiti e a diventare più autonoma, infatti già iniziavo a fare i compiti un po' da sola. Mi ricordo ancora che mia sorella era in quarta, ed io che ero in prima le ho corretto un'addizione, durante le vacanze estive, quando c'era mia nonna, infatti si è stupita anche lei.
I sette, gli otto e i nove anni sono stati quelli in cui ho iniziato a fare i compiti in camera e sono stati momenti di gioia e di divertimento.
I dieci - undici anni sono stati quelli di inizio litigi, ma quei litigi che litigo e poi pace, ecco quelli. Gli undici sono un disastro, litigi a volontà e come se non bastasse gli ormoni che si formano.
Dovete sapere che io ho un difetto: se mi succede qualcosa a scuola o ad allenamento, me la prendo con chi mi vuole bene. Però ho anche un pregio: a scuola mi impegno e bene o male tutti i prof, che io sappia, parlano bene di me; ma questo non conta, il mio vero pregio è che aiuto chi ne ha bisogno e per questo i miei genitori sono fieri di me.
Ultima cosa, vi confido un segreto: io molte volte prima di andare a dormire piango senza sapere il perchè. Mia mamma dice che forse è una cosa del passato, forse quella volta che mia sorella mi ha, per sbaglio, ribaltata dal passeggino.
P.s. Per il 2019 voglio cambiare carattere: tenere il mio pregio e cancellare il mio difetto!!!

Elisabetta

(Brava! - Prof. Zamò)


domenica 24 febbraio 2019

Testo libero - Lorenzo R. & Matilde L.

Ieri entro in prima A e mi cade l'occhio su un foglio strappato che per oscuri motivi era capitato sulla cattedra. Noto subito che si tratta di una poesia e ovviamente non posso fare a meno di leggerla. Mi spiegano che è nata quasi per caso durante la lezione di friulano e infatti, sotto il testo in italiano, ne intravedo un altro, un po' scarabocchiato.


PAESINO

C'era un piccolo paesino
Un piccolo paesino riempito di neve
La neve scendeva e il ghiaccio scioglieva
La nebbia saliva, la pioggia cadeva
L'uomo navigava nel cielo scuro.
Quando la neve si accende
e il bianco è imminente.



Il testo autografo

Blog Lamiaclasse - Scuola Media Buttrio -  prof. Tommaso Zamò

venerdì 22 febbraio 2019

Laboratorio di Storia : la Schiavitù

E via, un altro laboratorio, con l'intento ormai esplicito di scalfire la passività della lezione frontale e mettere in moto un processo in cui gli alunni sono i protagonisti attivi dell'apprendimento (espressione un po' trita ma vabbè...per una volta).
Solo per introdurre l'argomento, mai trattato prima in classe, abbiamo guardato e commentato questo video e questa carta tematica. Credo sia bene che in attività del genere gli alunni non debbano "sapere già tutto", altrimenti il gusto della scoperta viene a mancare







Quindi subito al lavoro, secondo le tecniche ormai collaudate. Stavolta i gruppi li ha fatti il prof. Istruzioni chiare alla Lim e via!

SCOPO DEL LAVORO: CONSEGNARE 1 FOGLIO CHE CONTENGA I SEGUENTI DATI

1 - Quali potenze europee furono più coinvolte
     Da dove provenivano gli schiavi
     Dove erano portati e perché
    (A SCELTA IN TABELLA O COME TESTO)

2 - Il commercio triangolare: spiegazione e disegno
    (UN TESTO PER SPIEGARE + IL DISEGNO/SCHEMA)

3 - Le condizioni del viaggio  e/o  Il trattamento riservato agli schiavi nelle piantagioni   (TESTO)


4 – Alla fine potete aggiungere qualsiasi informazione in più che ritenete importante 


Con le richieste bene in mente, i nostri si sono messi a sfogliare i vari libri alla ricerca delle informazioni e questa volta hanno anche saputo dividersi i compiti in modo intelligente all'interno dei gruppi (aspetto fondamentale per ottenere un buon risultato)



E così cambia anche il ruolo del prof. Invece di "insegnare" accompagna, invece di "dirigere" consiglia, invece di "imporre" supporta. 



Piccola novità di questo laboratorio, permessa anche dall'elevato numero dei libri a disposizione, è stato il ruolo della cattedra, trasformata per l'occasione in un banco con tutti i libri aperti, al quale recarsi quando c'era bisogno di dati supplementari



Tutti i gruppi hanno consegnato il loro elaborato (che verrà valutato con un voto) e devo dire che il lavoro è stato soddisfacente.


 

Altre esperienze di questo tipo si possono trovare nei seguenti post
Laboratorio sull'Alto medioevo in prima
Laboratorio sugli Indios in seconda 
Riflessione generale su come e perchè impostare questo tipo di lezioni


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mercoledì 20 febbraio 2019

Bianca e Forni 3

Siamo arrivati al terzo giorno e fioccano da ogni dove i segni di cedimento fisico. Già a colazione si possono notare occhi decisamente provati, persone che si trascinano stanche in sala mensa e altre che cominciano una lenta opera di convincimento dei prof. con l'unico scopo di non sciare...
Malgrado tutto, anche oggi i nostri arrivano alle piste, e comincia una giornata che si rivelerà molto lunga


In molti addirittura sciano 



Ma nel frattempo la tenacia di alcuni raggiunge il risultato sperato...e la schiera del "non ce la faccio" aumenta a vista d'occhio

La foto è puramente indicativa: non tutti gli alunni ripresi hanno fatto parte dell'esclusivo club della bietola
E' in momenti come questi che il prof. Zamò abbandona il campo e decide di impartire una breve lezione di birdwatching a due volontarie

Per la cronaca abbiamo avvistato regoli e cince dal ciuffo, oltre agli ormai famosi gracchi alpini

Al nostro ritorno alle piste ci tocca assistere ad ulteriori scene di sfinimento, con sottofondo lamentoso...


Ma la terza giornata scorre implacabile e alla fine anche il prof. (che ironizza sulla tenuta fisica dei suoi allievi) ne sentirà le conseguenze; quindi facciamo il pranzo e alle ore 14.15 si parte per la ciaspolata nel bosco


Tralasciamo il disagio patito per indossare le ciaspole e concentriamoci sulla parte gustosa dell'uscita. Qui ad esempio il famoso Nema si cimenta in una dimostrazione pratica della pena che Dante assegna agli avari nell'Inferno...


Gli avari danteschi erano privi di ciaspole

E per chiudere la camminata, arriva un'ottima discesa che incontra il favore dei ragazzi



A questo punto, giunte le 17, la giornata poteva scemare tranquilla fino a sera, e invece no, l'ultimo giorno va spremuto fino in fondo...ore 17.30 tutti in piscina! 



Tornati in hotel, abbiamo solo 15 minuti per cambiarci e scendere a cena. Una breve pausa, perchè l'impietoso terzo giorno non accenna a spegnersi. Alle 21 scatta la caccia al murales per le vie di Forni divisi in 6 squadre.





Ore 22.30, siamo finalmente tornati in albergo e i lamenti del giorno, per una sorta di magia delle gite, si trasformano in energia da spendere nei corridoi (...). Esco giustamente a rimproverarli, ma so che è l'ultima notte e percepisco nell'aria quel groviglio di amicizie, di amori, di speranze e di delusioni che riesce a sprigionarsi tutto assieme e velocemente solo in queste situazioni. 

Domani si torna a casa. Intanto, per mantenere la tradizione chiudiamo il post con una foto di piedi e scarpe,  simbolo esatto della giornata estenuante


martedì 19 febbraio 2019

Bianca e Forni 2

Cominciamo così, giusto per ingraziarci il pubblico. Questo è ciò che avete visto voi stamattina, lettori di pianura...



Questo invece è quanto è stato donato a noi, turisti di montagna...




Ma non digrignate i denti, non è tutto oro quel che luccica...per dimostrarvelo vi mostro l'intrico di sci che ho dovuto smistare...




Dopo l'angusta e orrida casetta degli sci, siamo tornati agli usuali scenari per le 2 ore di lezione con i maestri




Domani vi prometto alcuni video più significativi (per ora accontentatevi). Al ritorno in hotel, appaiono i primi segni evidenti di relax: infradito, piedi nudi, maniche corte e discutibili abitudini alimentari



il tutto condito dai seguenti discorsi da corridoio





Verso le 14, rinfrancati dal pranzo possiamo ripartire



alla volta del Birrificio, dove la versione ufficiale (e quindi unica) vuole che il prof. non abbia bevuto la birra offertagli, e soprattutto non abbia fatto alcun acquisto.



Poi siccome era presto per tornare in hotel, i nostri, su consiglio del prof. Zamò, si beccano un'ottima lezione outdoor sulla geologia del Friuli ( e non solo ) da parte del prof Zuri.




Ma la sera scende inesorabile ( e con essa le temperature ) e noi, bardati di tutto punto, dopo una cena ad alto contenuto proteico, ci dirigiamo verso il famigerato Snowpark...








All'inizio erano timorosi (come appaiono nei video) poi però, presa confidenza, è stata solo una provvidenziale rete a fine pista a salvarli...

Gli alunni rimasti nella rete sono stati venduti a tranci nel mercato rionale

Per il bene dei grandi (soprattutto) ma anche dei piccini, è giunta finalmente la notte e dopo l'enigmatica foto di ieri con gli scarponi in attesa, vogliamo chiudere il post con un'immagine di eguale  - se non maggiore - difficoltà interpretativa




Blog Lamiaclasse - Scuola Media Buttrio -  prof. Tommaso Zamò

lunedì 18 febbraio 2019

Bianca e Forni 1

E come da tradizione giunsero i giorni della settimana bianca a Forni di Sopra. Ogni gita in qualche modo prevede i soliti rituali, le stesse identiche scene, ma è anche vero che ogni gita è unica. Questa ad esempio comincia con la classica scena dei genitori che salutano i figlioli, privi di smartphone, che si allontanano per giorni diretti in un aspra valle carnica. 


Ma a ben guardare, in questo caso avreste visto genitori davvero afflitti, altri più o meno sorridenti, altri ancora che fingevano afflizione per poi saltare di gioia alla partenza della corriera (come non comprenderli?).
E poi il viaggio in corriera. Gli immancabili "quanto manca?" come antichi versi di animali migratori, frammisti a cori più o meno educati, dei quali vi riportiamo solo alcuni stralci...

Poi non si dà viaggio in corriera senza il momento discoteca ("meglio una cassa per condividere la musica piuttosto che otto cuffie con le quali isolarsi" disse il (vecchio) prof)


In tutto ciò, qualche prof, per stemperare l'atmosfera, legge "Se questo è un uomo"



E finalmente si giunge a Forni, anch'essa evidentemente colpita dal Global Warming, perchè, malgrado la neve a terra, vigono temperature da maniche corte. Prima di pranzare ci dirigiamo ordinatamente (.....?) alle piste per provare l'attrezzatura



L'operazione vi sembrerà semplice: noleggiare sci e scarponi. Ma siamo una cinquantina. E molti non hanno mai visto sci e scarponi. Insomma, è senz'altro uno dei momenti più tragici della settimana bianca, lo dico per esperienza ma non mi addentro in particolari. 


Anche gli scarponi da sci, strano a dirsi, presentano quell'inusuale caratteristica per cui uno è pensato per il piede destro e l'altro per il piede sinistro: meraviglie della tecnica.

Ma nulla ci ferma e dopo pranzo ci avviamo con una certa spavalderia per la prima lezione di sci, e in circa un'ora (....) siamo pronti, tutti in fila per l'esecuzione.

Sci abbandonati in primo piano
Dopo un'oretta decido di andare a vedere cosa combinano i nostri con i maestri di sci e mi tocca subire la solita trafila del lamento tipo: "non ce la faccio", "gli scarponi mi stringono", "non ce la farò mai", "non sono capace" eccetera. Ma in realtà tutti resistono, anche sotto l'avanzare dell'ombra e il relativo precipitare delle temperature.




E così alle 16.30 torniamo in albergo per le agognate camere. Dopo una meritata pausa alle 18 c'è il corso "sicurezza sulle piste", poi si cena e non paghi della giornata si torna fuori, con strane coreografie...



...per dirigersi verso la palestra a provar l'ormai conosciuto tiro con l'arco.



Qui veniamo divisi in due squadre e per dovere di cronaca mi tocca riportare che, contro ogni pronostico, la squadra del prof. Zamò registra due sconfitte contro quella dei prof Zuri e Nazzi (un'onta che dovrà essere lavata!!).


 


L'arciere romano sfodera un colpo da 11 punti
Ma contro la mira di Zuccolo, stasera non c'è storia (bravo!)

E qui si conclude la nostra giornata, o almeno dovrebbe (mentre vi scrivo pare regnare il silenzio nei corridoi). Per concludere non posso che rivolgere un saluto a chi è rimasto a casa e a chi è stato colpito da virus malefici che lo hanno privato della gita: non disperatevi, siete giovani, avrete mille occasioni (e non dimenticate che vi aspetta la gita di terza).

I nostri scarponi dormono in cantina, ignari - come noi - di ciò che li aspetta all'indomani


Blog Lamiaclasse - Scuola Media Buttrio -  prof. Tommaso Zamò

domenica 3 febbraio 2019

La ricetta. Un post per i prof

Eh lo so, credevate fosse tutto finito. Un mese senza aggiornamenti e subito la vostra fede vacilla. Ma il blog (leggi "la scuola") è un grosso mammifero: ha bisogno di qualche pausa (letargo?) per ricaricare le pile.  Ci aspetta un intenso febbraio. Cominciamo con una ricetta dedicata agli insegnanti (per una volta scriviamo un post per adulti)

Prendete una qualunque seconda media, affidate a ciascun alunno lo stesso libro di testo. Ora entrate in classe e con un'affascinante introduzione cercate in tutti i modi di attirare l'attenzione dell'uditorio su...diciamo "le conseguenze della rivoluzione industriale". A questo punto vi pare che l'inizio sia andato bene, c'è anche qualche domanda (sono sempre i soliti ma ormai sapete come funziona), quindi fate aprire a tutti il libro alla stessa pagina e scegliete un lettore. Durante la lettura segnalate con ardore i passi da sottolineare e magari fate soffermare gli alunni sull'analisi delle illustrazioni. Per chi vuole si può concludere con un pizzico di esercizi a fine cottura. A un certo punto suonerà, la campanella del forno. Il piatto è pronto.

Ecco. Tutto bene, no? Fra l'altro "la classe ha seguito in silenzio", "poi vedremo nella verifica ma mi sembravano attenti". 
Ma (ecco il "ma" che attendevate con ansia), se questa vi pare la normale e giusta ricetta della scuola, io chiedo se qualcuno di voi ha mai tirato fuori il piatto dal forno. Cioè, per rimanere nella metafora, la pietanza l'avete assaggiata o siccome tutti son convinti che sia buona, lo siete anche voi? (se quest'ultima opzione vi sembra convincente vorrei vedervi sgranocchiare qualche coleottero nel sud est asiatico...).
Beh insomma, eccovi il piatto, provo a descriverlo ma è ovvio che assaggiarlo dal vivo è un'altra cosa. Ah, la mia è una descrizione media, basata su stime...le classi son tutte diverse e blablabla (ma non così diverse da rendere questa descrizione inattendibile)

Presumiamo, per benevolenza, che si tratti della seconda ora della giornata, fra le nove e le dieci in una classe che, per la consueta generosità, presumiamo essere considerata "tranquilla", di quelle in cui si entra a cuor leggero... Al vostro trionfale annuncio "facciamo storia!", un alunno sarà davvero felice, qualcuno sarà felice perchè non si fa qualcos'altro, altri rimarranno indifferenti, altri cominceranno un progressivo allontanamento dalla realtà (...), (ah, a proposito di realtà, sappiate che alcuni "non sono lì" da un bel pezzo e non è bastato certo il vostro annuncio a riportarli in classe). Ma voi confidate nella vostra arte oratoria e introducete l'argomento nel modo migliore possibile. Inframezzate il tutto con qualche riferimento alla quotidianità, avete visto che qualche occhio torna così a levarsi nella vostra direzione, e magari se siete in vena con un po' d'ironia. Se a questo punto nessuno si è distratto, o meglio, se credete che nessuno si sia distratto, vi sentirete ancora a vostro agio, poi però giungerà il momento - indispensabile alla ricetta -  di aprire tutti lo stesso libro alla stessa pagina. E qui il gusto del piatto comincerà inesorabilmente a cambiare. Potrete cercare diverse cotture (legge il prof, leggono tutti da soli, legge quello bravo a leggere così capiscono, legge quello che non è bravo a leggere così impara a leggere, ognuno legge 5 righe così tutti stanno attenti...), ma il risultato non cambierà molto, ormai gli ingredienti fondamentali sono stati scelti. E allora, durante la lettura: il lettore legge e siamo a posto (ma anche qui...avete assaggiato? sta capendo quello che legge? credete che capisca per il solo fatto di leggere?), quelli sempre attenti seguono (facile con questi ingredienti), ma la realtà è che la stragrande maggioranza della vostra classe sta scivolando nella noia, che è la porta d'ingresso per la mancanza di comprensione: e qui una nota d'amaro dovrebbe cominciare a diffondersi sul vostro palato.
Va bene, siete uno di quegli insegnanti che fiuta al volo il clima e allora virate su un breve video per salvare il piatto del giorno: sembra funzioni, qualche sguardo s'illumina, qualche testa si gira. Ma siate onesti, una torta cominciata male è irrimediabile: per quanto cioccolato possiate aggiungere, se la base è sbagliata non sarà mai una gran torta. Il video finisce. Qualcuno ride. Quello ha tirato una cartina. Quella vuole andare in bagno (ma ci vai ogni ora?). Qualcuno non ha capito una parola e non lo saprete mai perchè non alza mai la mano e non dice mai nulla (forse invece lo sapete benissimo ma vi siete arresi, avete assaggiato senza mangiare...). Manca ancora un paragrafo. Si affaccia per la prima volta anche nella vostra mente la domanda "quanto manca alla fine dell'ora?": da qui in avanti il gusto non farà che peggiorare. La lettura sembra una penitenza. Quello in fondo non sa neanche a che punto siete (eppure a volte lo avete visto così attivo e interessato...). Ormai il filo del discorso è un privilegio riservato a voi, ai due "bravi" e ai tre diligenti (forse), mentre la maggior parte della classe è nel bel mezzo di un viaggio lontano, di un amore, di un diario, di un sonno che gli manca, dell'ora successiva, degli alberi fuori dalla finestra.
E' un piatto irrimediabile. Potete anche spolverare con domande sul quaderno, esercizi sul libro, o qualsiasi altra cosa la vostra mente possa escogitare per salvarsi da quella percezione, da quel sapore, dalla consapevolezza che in quel piatto c'è qualcosa che non va. 
Poi però suona. La campanella sembra redimere da tutti i peccati. La campanella pare avere il dono salvifico di fare "punto e a capo" con tutto quello che è successo fino a quel momento. Uscirete e in fondo penserete che non è andata male e vi sembrerà (se pensate a quel che fate),  di aver fatto bene: sarà una sensazione veloce. La campanella è una sorta di sostanza stupefacente che vi invoglia a non assaggiare e a non meditare abbastanza su quel sapore che, e adesso lo voglio dire, è semplicemente sgradevole. Vi sto scrivendo per questo - lo avete capito -, per dirvi che quel sapore, se si ha il coraggio di rigirarlo in bocca più volte, è sgradevole. Perchè? Perchè la ricetta della scuola, quella ricetta che a tutti noi pare ovvia, non funziona come dovrebbe.

Sta diventando un post lunghissimo, forse troppo, ma non posso abbandonarlo adesso. Ormai mi son messo nell'alto mare aperto (la 2A colga il riferimento letterario) e devo finire (sperando di non finire come quello là...), da qualche parte dovrò attraccare (per lo sbarco ci penseremo un'altra volta).

Io volevo solo raccontarvi cosa abbiamo fatto oggi in 2A. Niente di particolare, davvero. Ma oggi mi son reso conto di quanto sia indispensabile cambiare la ricetta. Poi magari il piatto odierno non sarà venuto benissimo, forse l'impiattamento sarà da migliorare, sicuramente devo capire come inserirlo in un menù più complesso, ma, come dire, è proprio il sapore che è diverso. Non ho inventato nulla, sia chiaro. Voglio solo spiegarvi cosa è successo e perchè il suo sapore è stato decisamente diverso. Ho scoperto già da un po' la strada (cambiamo metafora va...), e oggi ne ho fatto un altro pezzetto: non sono arrivato da nessuna parte e so di certo che in fondo alla strada ci sono già molti  prof. che stanno costruendo intere città. Lasciate quindi che vi dia, non dico una ricetta completa, ma almeno qualche idea per trattare diversamente gli ingredienti (niente da fare, sta metafora mi/vi perseguita).

Prendete la classe 2A di Buttrio. Seguite la ricetta tradizionale per cuocere la Prima rivoluzione industriale, tralasciando la parte conclusiva relativa alle conseguenze. Poi un giorno entrate in classe, non spiegate nulla ma metteteli alla ricerca di qualcosa.
Ecco il primo punto fondamentale: la ricerca. Cercare qualcosa di sconosciuto attiva la nostra mente, non solo sotto il profilo cognitivo ma anche dal punto di vista del piacere.
Cosa cercare? certo sarebbe meglio che l'input venisse da loro, ma io ho trovato solo la strada , non sono arrivato da nessuna parte, quindi dite alla vostra classe di cercare "Le conseguenze negative dell'industrializzazione".
Ma "dove" cercare? I problemi organizzativi di una lezione sono fra quelli meno indagati, e restano invece fondamentali. Secondo l'antica ricetta la risposta sarebbe "il libro di testo", ma la ricetta va cambiata, quindi "via il nostro libro!". Celestine Freinet, maestro francese, aveva elaborato un metodo d'insegnamento che prevedeva, fra le altre cose, la creazione di una biblioteca di classe che potesse sostituire completamente l'adozione dei libri di testo. Ma alle medie come si fa? per ora ho risolto artigianalmente in questo modo: ho preso tutti i libri di testo di storia ammassati negli armadi scolastici (tutte edizioni diverse) e li ho usati per avere la possibilità, pur temporanea e provvisoria, di sostituire il nostro libro. 
Quindi: ognuno prenda un libro di storia diverso e cerchi informazioni sull'argomento indicato. Ognuno ha un testo diverso, quella minima curiosità che riusciamo ad attivare, va rispettata: se tutti hanno lo stesso libro, che gusto c'è? (posso anche guardar fuori dalla finestra tanto la "risposta giusta" la trova sempre quello bravo, poi io guardo dov'è).
Tutto qua? no. Manca un altro punto fondamentale: il lavoro fra pari, il lavoro in gruppo.
Dividete la classe in gruppi, oppure lasciate che siano loro a farlo se lo ritenete opportuno. Date istruzioni chiare e semplici, meglio se scritte.

E poi fate un passo indietro e finitela soprattutto di parlare (i prof parlano troppo e io sono specialista in questo...). Potrete quindi osservare strani fenomeni: la classe sembra al lavoro, nel senso stretto del termine. Invece di quei singoli alunni più o meno annoiati che dovevate imboccare con la stessa minestra, davanti ai vostri occhi avrete gruppetti di alunni che leggono, discutono fra loro, si scambiano opinioni. A questo punto girate fra i banchi, date piccole istruzioni, oliate gli ingranaggi, supportate, incoraggiate, accompagnate. 





E il sapore cambia. Vi ricordate quello che non seguiva mai seduto là in fondo? Ora lo vedete scrivere una sorta di diagramma di flusso sulla condizione del lavoro minorile e poi discutere animatamente con i compagni per capire in che modo inserirlo nell'elaborato finale. Fra l'altro, si alza, fa un breve giro, poi torna a lavorare: sarebbe mai possibile con la ricetta tradizionale? E quello che non parla mai? Lo spiate adesso mentre confabula con una compagna per capire come si scrive una parola, lei lo aiuta e lui convinto la scrive mentre accenna un sorriso. Qui mi fermo con gli esempi. La ricetta potrebbe anche finire qui. Il punto è che ogni volta che cucino così il sapore non fa che migliorare. Certo, forse non potrà essere un piatto quotidiano, ma una volta che lo assaggiate non potrete più tornare indietro. Poi arriverà un giorno in cui il suono della campanella non sarà più un sollievo, un giorno in cui suonerà e sentirete strani versi del tipo "Già?" oppure "Prof possiamo continuare?". Potere della ricerca e del lavoro fra pari.
Credo di aver finito. Come vi ho già detto non ho inventato nulla, ho preso tutto dal Movimento di Cooperazione Educativa, che si ispira all'insegnamento di Celestine Freinet (qui a destra c'è il link al loro sito). Poi, lo so, è molto poco. I colleghi già esperti in queste pratiche perdoneranno l'ingenuità, ma confido anche che possano apprezzare il tentativo. Non è la prima volta che provo questa ricetta ( se volete altri esempi potete guardare questi post: il  Laboratorio sull'Alto Medioevo o anche il Laboratorio sugli Indios ) e di certo non sarà l'ultima. Tante altre cose si potrebbero dire, ma è anche giusto che certi segreti dell'officina rimangano tali (poi questo è un post, mica un libro di didattica). Chiunque abbia commenti o consigli è come sempre il benvenuto. 

P.s. Si è appena aggiunto anche questo Laboratorio sulla Schiavitù







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Linea del tempo - La Rivoluzione Inglese

Seconda A, parlo a voi. So che ormai ci siamo già addentrati nella modernità con la Rivoluzione Industriale, ma la modernità è fatta anche di idee, non solo di tecnologie, quindi facciamo un passo indietro e ripassiamo la Rivoluzione Inglese con questa linea del tempo!

Per evitare di appesantire il Blog l'ho lasciata su Sutori...Clicca qui

Linea del tempo - Carlo Magno

Prima A, a rapporto!! Prima di addentarci verso la fine dell'Altomedioevo, in un'Europa tutta frammentata dal Feudalesimo e sempre più "incastellata", prima di vederla rinascere grazie a nuove tecniche agricole verso l'anno Mille, fermiamoci un attimo e facciamo il punto della situazione con questa linea del tempo.

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