sabato 1 giugno 2019

Testo libero - Giulia B.


THE SNOW KILLER

In una gelida mattinata d'inverno, come tante altre, a Stoccolma venne ritrovata l'ennesima vittima.
Sul posto era già arrivato l'ispettore Harry, il miglior investigatore di tutta la città, seguito dalla polizia.
Il cadavere rinvenuto apparteneva ad una donna e, accanto a lei, un pupazzo di neve con la sua testa; gli arti della donna erano stati tagliati e messi tutti vicini sulla gelida neve. Era una ragazza giovane, non molto alta e con degli occhi azzurro intenso. L'ispettore Harry cominciò a indagare sulla scena del crimine e, a pochi passi dalla vittima, c'era un borsone con dentro dei vestiti, una bottiglia d'acqua e delle scarpe: probabilmente apparteneva alla donna.
Secondo Harry, la vittima stava tornando a casa e l'assassino la stava seguendo, finché la donna, accorgendosi che non era sola, provò a scappare, ma invano.
Per l'ispettore Harry, non era la prima vittima trovata morta tagliata a pezzi e con un pupazzo di neve nei pressi dell'omicidio che guardava sempre in direzione dello stesso; infatti nelle ultime due settimane si erano già verificati dieci casi simili: tutte le vittime erano donne, con dei figli e single. Venne scoperto che anche l'ultima vittima ritrovata era una di loro. L'assassino, però, non lasciava tracce, nemmeno una piccola parte di impronta digitale, niente, sembrava un fantasma: era impossibile da trovare.
Nessuno l'aveva visto né entrare, né uscire dalle case delle vittime; i poliziotti non sapevano che fare, i sospettati interrogati erano tutti puliti, persone normali di cui non aver paura.
Quella notte, Harry non riuscì ad addormentarsi, così prese il computer, si sedette in cucina, e decise di approfondire le ricerche.
L'unica donna single e con un figlio rimasta a Stoccolma era Greta Homberg; abitava in una vecchia casa in mezzo al nulla, in compagnia di sua figlia Rosie.
L'ispettore volle andare a controllare, magari avrebbe previsto l'omicidio, così, prese l'auto e si diresse verso la vecchia casa.
Parcheggiò non molto lontano dall'abitazione; non sapeva se bussare, erano le 5 del mattino ed era buio pesto, ma notò che nella baracca vicino alla casa c'era una luce accesa, così, deciso, battè per tre volte sulla piccola porticina. Nessuna risposta. Silenzio assoluto. A rompere quella quiete fu il pianto di un neonato.
Di colpo, Harry tirò un calcio alla porta, sfondandola. In mezzo a quella stanza poco illuminata c'era una culla con dentro una bambina avvolta in fasce, e sugli occhi un canovaccio. Ai piedi della culla c'era una tazza a pezzi. L'ispettore Harry prese la pistola e si avviò verso il giardino: aveva sentito un rumore. Notò che sulla neve non c'erano solo le sue impronte. Accanto ad un macabro pozzo si trovava lo stesso identico pupazzo di neve delle volte precedenti. Si affacciò sul pozzo e vide una cosa orripilante: la testa della donna mozzata galleggiava nell'acqua tinta di rosso. Il corpo, però, non c'era. Harry decise di non chiamare la polizia, almeno per il momento. Incominciò a rovistare in giro per la casa in cerca del corpo. Non trovò alcun indizio, neppure la minima traccia di sangue: niente.
Si ricordò, poi, del neonato nella baracca e decise di andarlo a prendere: non poteva stare là, con quel freddo e tutto da solo.
Quando lo prese in braccio notò che sotto il lenzuolo c'era qualcosa, sembrava un cuscino. Ma non era così, non era per niente un cuscino...
L'ispettore appoggiò il bambino e scostò cautamente la coperta: sotto c'erano dei sacchetti neri; sollevato, Harry ne prese uno e lo aprì, dentro c'era un pezzo di braccio: aveva ritrovato il corpo della donna.
Subito dopo portò il bambino in casa, scrisse un biglietto per la polizia, salì in auto e chiamò il suo capo per avvisarlo del ritrovamento.
Da molto tempo, l'ispettore stava male, aveva cominciato a bere e non prendeva seriamente il suo lavoro: tutto per colpa di sua moglie. Se n'era andata con suo figlio in America e avevano divorziato.
Il capo di Harry decise di non affidargli nessun caso finchè non si fosse messo a posto.
All'ispettore, un giorno, arrivò una telefonata inaspettata: era sua moglie, voleva tornare a Stoccolma e ricominciare tutto da capo; Harry si sentiva rinato.
Decise, quindi, di riprendere il pieno controllo della sua vita: uscì di casa, e si diresse con passo svelto dal suo capo. Proprio quella mattina era stato rinvenuto il cadavere di un uomo: apparentemente un suicidio. Il caso venne affidato ad Harry. Salì subito in auto e si diresse verso il luogo del delitto. Appena arrivato lo accolse il capo della polizia che gli spiegò l'accaduto:
“Jagged Jones, 35 anni, morto sul colpo per arma da fuoco. L'abbiamo ritrovato chiuso a chiave nel suo garage, seduto su una sedia con un fucile in mano e un colpo sparato in testa. Al primo impatto abbiamo pensato fosse un suicidio, dato che era chiuso a chiave nel garage ma, come puoi notare, la canna del fucile è troppo lunga per aver fatto tutto da solo. L'ha ucciso qualcuno”.
Harry cominciò a guardarsi intorno per capire se ci fosse qualche prova. Insoddisfatto, uscì dal garage e notò che dietro la casa c'era lo stesso identico pupazzo di neve rinvenuto nei precedenti omicidi. Il killer fantasma aveva colpito ancora.
Pochi giorni dopo venne accertato dal medico legale che il caso dell'uomo era un omicidio.
Lo stesso giorno gli arrivò la telefonata della moglie dicendogli che era arrivata a Stoccolma e che si era sistemata nella loro vecchia casa. L'uomo si diresse verso casa pronto ad accogliere la moglie; bussò alla porta, ma nessuno aprì; andò a cercarla sul retro della casa ma non la trovò. Così, pensando che fosse uscita tornò al lavoro...ma non si accorse che ai piedi della porta c'era un biglietto e accanto un pupazzo di neve...
Quando, verso sera, stava per arrivare a casa, decise di chiamare sua moglie; ma non rispose. Arrivato davanti all'abitazione, entrò, provò a chiamare sul cellulare la moglie nel caso non fosse ancora rientrata, ma in lontananza sentì solo l'eco della suoneria che rimbombava per tutto il corridoio, e nessuno rispondeva; così, un po' spaventato, corse su per le scale diretto al piano superiore e, con suo stupore, trovò il telefono di lei attaccato con lo scotch al muro. Poi, un tonfo proveniente dallo scantinato...
Si precipitò giù per le scale con una velocità assurda.
Trovò sua moglie e suo figlio incoscienti, legati su due sedie e al collo un fil di ferro.
Alle loro spalle c'era una donna: tutta vestita di nero e con dei guanti, che subito attaccò: “Ciao Harry, ti stavamo aspettando. Vedi, ti ho seguito in questi giorni e devo dire che sei stato davvero ingenuo a non capire che ero stata io ad uccidere tutte quelle persone; quelle lì non meritavano di stare a questo mondo, i loro figli devono capire quant'è brutto restare senza una madre, così com'è successo a noi, vero fratellino?”
A quelle parole Harry si scagliò addosso alla donna, ma era già troppo tardi: lei aveva tirato il fil di ferro verso di sé, sgozzando la moglie e il figlio dell'ispettore.
Almeno aveva ritrovato lo spietato snow killer.