THE
SNOW KILLER
In una gelida
mattinata d'inverno, come tante altre, a Stoccolma venne ritrovata l'ennesima
vittima.
Sul posto era
già arrivato l'ispettore Harry, il miglior investigatore di tutta la città,
seguito dalla polizia.
Il cadavere
rinvenuto apparteneva ad una donna e, accanto a lei, un pupazzo di neve con la
sua testa; gli arti della donna erano stati tagliati e messi tutti vicini sulla
gelida neve. Era una ragazza giovane, non molto alta e con degli occhi azzurro
intenso. L'ispettore Harry cominciò a indagare sulla scena del crimine e, a
pochi passi dalla vittima, c'era un borsone con dentro dei vestiti, una
bottiglia d'acqua e delle scarpe: probabilmente apparteneva alla donna.
Secondo Harry,
la vittima stava tornando a casa e l'assassino la stava seguendo, finché la
donna, accorgendosi che non era sola, provò a scappare, ma invano.
Per l'ispettore
Harry, non era la prima vittima trovata morta tagliata a pezzi e con un pupazzo
di neve nei pressi dell'omicidio che guardava sempre in direzione dello stesso;
infatti nelle ultime due settimane si erano già verificati dieci casi simili:
tutte le vittime erano donne, con dei figli e single. Venne scoperto che anche
l'ultima vittima ritrovata era una di loro. L'assassino, però, non lasciava
tracce, nemmeno una piccola parte di impronta digitale, niente, sembrava un
fantasma: era impossibile da trovare.
Nessuno l'aveva
visto né entrare, né uscire dalle case delle vittime; i poliziotti non sapevano
che fare, i sospettati interrogati erano tutti puliti, persone normali di cui
non aver paura.
Quella notte,
Harry non riuscì ad addormentarsi, così prese il computer, si sedette in
cucina, e decise di approfondire le ricerche.
L'unica donna
single e con un figlio rimasta a Stoccolma era Greta Homberg; abitava in una
vecchia casa in mezzo al nulla, in compagnia di sua figlia Rosie.
L'ispettore
volle andare a controllare, magari avrebbe previsto l'omicidio, così, prese
l'auto e si diresse verso la vecchia casa.
Parcheggiò non
molto lontano dall'abitazione; non sapeva se bussare, erano le 5 del mattino ed
era buio pesto, ma notò che nella baracca vicino alla casa c'era una luce
accesa, così, deciso, battè per tre volte sulla piccola porticina. Nessuna
risposta. Silenzio assoluto. A rompere quella quiete fu il pianto di un
neonato.
Di colpo, Harry
tirò un calcio alla porta, sfondandola. In mezzo a quella stanza poco
illuminata c'era una culla con dentro una bambina avvolta in fasce, e sugli
occhi un canovaccio. Ai piedi della culla c'era una tazza a pezzi. L'ispettore
Harry prese la pistola e si avviò verso il giardino: aveva sentito un rumore.
Notò che sulla neve non c'erano solo le sue impronte. Accanto ad un macabro
pozzo si trovava lo stesso identico pupazzo di neve delle volte precedenti. Si affacciò
sul pozzo e vide una cosa orripilante: la testa della donna mozzata galleggiava
nell'acqua tinta di rosso. Il corpo, però, non c'era. Harry decise di non
chiamare la polizia, almeno per il momento. Incominciò a rovistare in giro per
la casa in cerca del corpo. Non trovò alcun indizio, neppure la minima traccia
di sangue: niente.
Si ricordò,
poi, del neonato nella baracca e decise di andarlo a prendere: non poteva stare
là, con quel freddo e tutto da solo.
Quando lo prese
in braccio notò che sotto il lenzuolo c'era qualcosa, sembrava un cuscino. Ma
non era così, non era per niente un cuscino...
L'ispettore
appoggiò il bambino e scostò cautamente la coperta: sotto c'erano dei sacchetti
neri; sollevato, Harry ne prese uno e lo aprì, dentro c'era un pezzo di
braccio: aveva ritrovato il corpo della donna.
Subito dopo
portò il bambino in casa, scrisse un biglietto per la polizia, salì in auto e
chiamò il suo capo per avvisarlo del ritrovamento.
Da molto tempo,
l'ispettore stava male, aveva cominciato a bere e non prendeva seriamente il
suo lavoro: tutto per colpa di sua moglie. Se n'era andata con suo figlio in
America e avevano divorziato.
Il capo di
Harry decise di non affidargli nessun caso finchè non si fosse messo a posto.
All'ispettore,
un giorno, arrivò una telefonata inaspettata: era sua moglie, voleva tornare a
Stoccolma e ricominciare tutto da capo; Harry si sentiva rinato.
Decise, quindi,
di riprendere il pieno controllo della sua vita: uscì di casa, e si diresse con
passo svelto dal suo capo. Proprio quella mattina era stato rinvenuto il
cadavere di un uomo: apparentemente un suicidio. Il caso venne affidato ad
Harry. Salì subito in auto e si diresse verso il luogo del delitto. Appena
arrivato lo accolse il capo della polizia che gli spiegò l'accaduto:
“Jagged Jones,
35 anni, morto sul colpo per arma da fuoco. L'abbiamo ritrovato chiuso a chiave
nel suo garage, seduto su una sedia con un fucile in mano e un colpo sparato in
testa. Al primo impatto abbiamo pensato fosse un suicidio, dato che era chiuso
a chiave nel garage ma, come puoi notare, la canna del fucile è troppo lunga
per aver fatto tutto da solo. L'ha ucciso qualcuno”.
Harry cominciò
a guardarsi intorno per capire se ci fosse qualche prova. Insoddisfatto, uscì
dal garage e notò che dietro la casa c'era lo stesso identico pupazzo di neve
rinvenuto nei precedenti omicidi. Il killer fantasma aveva colpito ancora.
Pochi giorni
dopo venne accertato dal medico legale che il caso dell'uomo era un omicidio.
Lo stesso
giorno gli arrivò la telefonata della moglie dicendogli che era arrivata a
Stoccolma e che si era sistemata nella loro vecchia casa. L'uomo si diresse
verso casa pronto ad accogliere la moglie; bussò alla porta, ma nessuno aprì;
andò a cercarla sul retro della casa ma non la trovò. Così, pensando che fosse
uscita tornò al lavoro...ma non si accorse che ai piedi della porta c'era un
biglietto e accanto un pupazzo di neve...
Quando, verso
sera, stava per arrivare a casa, decise di chiamare sua moglie; ma non rispose.
Arrivato davanti all'abitazione, entrò, provò a chiamare sul cellulare la
moglie nel caso non fosse ancora rientrata, ma in lontananza sentì solo l'eco
della suoneria che rimbombava per tutto il corridoio, e nessuno rispondeva;
così, un po' spaventato, corse su per le scale diretto al piano superiore e,
con suo stupore, trovò il telefono di lei attaccato con lo scotch al muro. Poi,
un tonfo proveniente dallo scantinato...
Si precipitò
giù per le scale con una velocità assurda.
Trovò sua
moglie e suo figlio incoscienti, legati su due sedie e al collo un fil di
ferro.
Alle loro
spalle c'era una donna: tutta vestita di nero e con dei guanti, che subito
attaccò: “Ciao Harry, ti stavamo aspettando. Vedi, ti ho seguito in questi
giorni e devo dire che sei stato davvero ingenuo a non capire che ero stata io
ad uccidere tutte quelle persone; quelle lì non meritavano di stare a questo
mondo, i loro figli devono capire quant'è brutto restare senza una madre, così
com'è successo a noi, vero fratellino?”
A quelle parole
Harry si scagliò addosso alla donna, ma era già troppo tardi: lei aveva tirato
il fil di ferro verso di sé, sgozzando la moglie e il figlio dell'ispettore.
Almeno aveva
ritrovato lo spietato snow killer.