mercoledì 8 novembre 2023

Neanche io so chi sono

Qualche tempo fa ho letto la storia di un insegnante in pensione che  era finito in ospedale, solo e abbandonato. La sostanza della storia era il seguito: diversi alunni erano venuti a sapere della sua situazione e dopo moltissimi anni avevano sentito il bisogno di andare a trovarlo. L’unica cosa che ricordo della sua intervista è questa frase: insegnare è una forma d’amore. Le verità a volte possono presentarsi sotto formule che appaiono banali, se non le sperimenti. Invece alla fine è proprio così, il senso di quello che faccio a scuola è concentrato tutto in quella frase, quasi fosse un granello ad altissima densità: non sembra molto, ma può pesare come un pianeta. In ogni storia d’amore, però, ci sono alti e bassi. Anni fa scrivere di scuola sul blog era facilissimo, adesso qualcosa in me si è bloccato. Non riesco a parlarne come una volta. Ma alla fine so bene che raccontare non è lo scopo ultimo, l’importante è continuare ad esserci. E a vedere quanto succede in 3A, quello che facciamo assieme sembra ancora funzionare.

In 3A si respirano atmosfere particolari, momenti spensierati ed intensi allo stesso tempo, momenti di condivisione profonda che fanno emozionare tutti quelli che si trovano là dentro. In questi anni si è sviluppata un’incredibile abitudine alla scrittura, abitudine che da settembre ho cercato di indirizzare verso l’autoanalisi. Parlare di sé è molto difficile: ci sono cose che non vogliamo sapere, gli adulti lo sanno molto bene, figuriamoci se vogliamo vederle comparire sul foglio davanti a noi. Ma forse non c’è niente di più importante. Conosci te stesso: altra verità sotto apparente forma di banalità, altro granello supermassiccio, quasi un potenziale buco nero. Ma di fronte a questo rischio, loro non hanno avuto paura, e hanno saputo affrontare anche questioni personalissime: devo solo ringraziarli per essersi fidati di me. Perché scrivere questo tema non era riempire di sfoghi il proprio diario personale, per poi chiuderlo col lucchetto e nasconderlo nel comodino. Bisognava costruire un testo vero e proprio, parlando di se stessi, e sapendo che io l’avrei letto.

Quando in classe abbiamo letto le frasi che avevo selezionato, alcuni erano increduli…non sembra che le abbiamo scritte noi. Ed era vero, come vedrete, ci sono frasi che non sembrano provenire da quell’età, e non sono affatto copiate da un repertorio retorico di frasi ad effetto, sono parole vere, le loro. Sarebbe bene che a scuola qualcuno si incaricasse sempre di ascoltarle, ma forse, per ascoltare ci vuole davvero un po’ di amore: allora finalmente saremmo noi ad imparare qualcosa.

Sinceramente neanche io so chi sono, è difficile da spiegare.

Partendo dal fatto che io sono io e sul tema non so cosa scrivere, provo a raccontare qualcosa con il cuore

La cosa peggiore per me sono le persone che non riescono ad essere profonde

A volte si ha bisogno di qualcosa che ti ferisca, solo per svegliarti e concentrarti su te stesso, ed è in quel momento che scegli che tipo di persona vuoi diventare.

Devo dire che scrivere è più liberatorio di quello che si pensi

Ai miei genitori vorrei dire che mi dispiace non essere un figlio modello

I pregiudizi, si sa, sono una brutta bestia

La cosa che faccio più fatica a raccontare è l’amore. Io non so se quello che proviamo noi ragazzi sia la stessa cosa che provano gli adulti; e secondo me è una cosa molto strana, perché è un po’ una cosa che ci immaginiamo noi dell’altra persona, un’immagine che ci facciamo e che gli altri non capiscono.

La mia più grande paura è la morte, ogni giorno ti avvicini sempre di più, non sai quando, non sai come e non sai il perché. La morte la puoi trovare dappertutto.

Masticare quella neve era come coccolare un husky nei paesi baltici, con i suoi occhi che cercano di mostrare aggressività e freddezza, ma che in realtà contengono all’interno un falò caldo con un cuore ripieno di cioccolato caldo paragonabile alle caramelle dentro la sacca della befana […]. Sono una persona molto poetica quando scrivo, anche se il prof. Zamò mi ha chiesto di cercare di essere meno poetica…

Io piango sempre, praticamente ogni volta che sono nel letto e sto per andare a dormire, perché ho sempre dei rimpianti che mi rimangono nel petto e che aspettano solo di uscire dai mie piccoli occhi.

Ecco come sono io, speriamo che i mie lati bui si trasformino in cose belle.

Mi sono innamorata tante volte ma non sono mai stata amata da qualcuno e questa cosa mi fa sentire triste. […] sento in questo momento della mia vita che ho bisogno di avere una persona che mi capisca e che mi voglia bene per quella che sono.

La mia passione più grande? Credo sia far felice la gente. Mi fa sentire bene anche se magari le altre persone non ricambiano. E’ bello far sorridere qualcuno.

L’amore è un vero e proprio dono della vita, io mi sono innamorato e tuttora sono innamorato ed è una cosa fantastica, è veramente figo innamorarsi…

Desidero un mio figlio da amare incondizionatamente

Quando ti innamori di una persona devi andare oltre l’estetica per affondare nel suo abisso

Per me la difficoltà più grande è uscire dal guscio

A parere mio, per gli altri sono come google (non perché so tutto), mi cercano quando gli servo e basta

…comincio a dire che di me nascondo delle persone che mi vivono dentro. Sono diverse ma tre si fanno sentire più delle altre, le ho selezionate per colore, e purtroppo hanno un nome.

Per essere felice mi bastano due sci o un crampo al polpaccio…

Visto che mi piacciono le lingue straniere, la mia passione è abbastanza complessa: vorrei uno stato che avesse come lingua ufficiale il latino

Voglio vivere senza debiti e senza rimpianti

La mia rabbia non si scatena quasi mai, ed è meglio così, perché potrei fare dei guai, quando mi arrabbio sento una sensazione di caldo che proviene da dentro e una potenza

Se mi rimanessero dieci ore di vita io farei tutto quello che non ho potuto fare, prima infrangerei qualche legge poi direi addio a tutte le persone che conosco e andrei a pescare, perché pescare mi farebbe riflettere sulla vita, su come l’ho trascorsa, ripenserei all’amore che non ho potuto tirare fuori…

I miei interessi e i miei punti di vista sono strani per la maggior parte delle persone che ho incontrato, però un uomo senza difetti è una montagna senza crepacci.

Non ci sono problemi, per me, non vedo nulla di sbagliato, una persona è libera di amare chi vuole, che sia donna o uomo, e di credere in un altro Dio, non sentendosi mai giudicato ma libero di essere se stesso e di avere le stesse possibilità degli altri

Tutti sono liberi di volare e di non cadere mai

I miei pensieri che alle volte pensano troppo di stare nel giusto, anche se stanno nel torto di una conversazione ormai passata, i miei pensieri vagano nell’imbarazzo…

Adesso che ho scritto tutto questo papiro il prof potrà sapere tutto di me

Finalmente ho finito, e non mi dica che è troppo corto, perché non ho nient’altro da dire

Non riesco a pensare che la mia classe si scioglierà così facilmente e odio separarmi dal divertimento che c’è in classe, quel ridere, quelle litigate, sono tutte cose che finiranno.


Ecco, appunto.



"Lo dico con un senso di amarezza, per dimostrare come i muri della classe e gli edifici scolastici, fatti come prigioni, restringano l'apertura mentale degli insegnanti e impediscano di vedere gli elementi essenziali dell'educazione. Il loro lavoro prende in considerazione solo la parte del bambino che sta al di sopra del collo; e necessariamente, la parte vitale del bambino, quella emotiva, rimane per costoro territorio straniero." 

Alexander S. Neill

venerdì 13 ottobre 2023

CONSIDERO VALORE


Non è per smentire il post precedente ma ancora, a scuola, esistono classi, momenti , atmosfere, che meritano di essere ricordati. 
Testi dei ragazzi di 3A ispirati a "Considero valore" di Erri de Luca

Considero valore correre coi capelli bagnati per trovare qualcosa che non c'è
Considero valore 
ascoltare tutto e tutti 
Considero valore non trattare male
Considero valore l'autonomia
Considero valore l'amore in tutte le sue forme
Considero valore ammettere di aver bisogno
Considero valore non volere tutto ma stare bene anche con l'essenziale
Considero valore prendere in mano una chiave inglese e olio e sentirmi libera e capace
Considero valore un abbraccio che duri più di venti secondi
Considero valore lo stomaco contorto


Considero valore l'attenzione alle mie parole e al rispetto di tutti
Considero valore la gentilezza e un aiuto nelle difficoltà
Considero valore tutte le mie ferite e il mio passato
Considero valore analizzare la situazione e prendere le decisioni migliori
Considero valore il rispetto degli interessi
Considero valore la realizzazione dei sogni
Considero valore la solitudine e la compagnia degli amici
Considero valore il carattere difficile
Considero valore scegliere le parole giuste e non creare problemi
Considero valore mantenere i segreti


Considero valore una famiglia che si vuole bene
Considero valore sorridere ricordando un momento passato
Considero valore la musica
Considero valore creare qualcosa da soli
Considero valore voler fare nuove esperienze
Considero valore il mare
Considero valore fare un complimento a una persona sconosciuta 
giusto per il gusto di renderla felice
Considero valore aiutare qualcuno
Considero valore riuscire a non giudicare
Considero valore saper vincere
Considero valore riuscire a fidarsi
Considero valore riuscire a fare qualcosa di strano davanti agli altri
Considero valore stare in silenzio quando qualcuno ti racconta una sua paura 
o una sua insicurezza
Considero valore impegnarsi veramente per raggiungere un risultato
Considero valore i viaggi
Considero valore il pranzo di natale


Considero valore aiutare un vero amico
Considero valore il silenzio e la solitudine
Considero valore mantenere la calma
Considero valore riuscire a risolvere i problemi
Considero valore essere maturo
Considero valore le giornate con i miei genitori


Considero valore il saper far sorridere gli altri
Considero valore una pacca sulla spalla per qualcosa 
che ho fatto con tanto impegno
Considero valore il sentirsi esausti dopo una giornata impegnativa
e addormentarsi col sorriso
Considero valore un momento in cui puoi rilassarti rimuginando su cosa farai
Considero valore il sapersi organizzare
Considero valore qualcuno che c'è quando nulla va come dovrebbe
Considero valore gli applausi di quando ti senti vivo
Considero valore l'amore che provi per qualcosa da cui ti dovrai allontanare
Considero valore il sapere ciò che stai facendo e il sapere di star facendo bene
quando nessuno ti crede


Considero valore le giornate passate fuori 
Considero valore le giornate coi miei genitori
Considero valore chi mi fa sorridere
Considero valore la consapevolezza
Considero valore il taccuino dello scrittore e tutte le cose che ci ho scritto
Considero valore il viaggio a Monaco e tutti i viaggi che ho fatto
Considero valore essere simpatico


Considero valore il mio sorriso
Considero valore il mio carattere e la mia passione, 
Considero valore il mio affezionarsi troppo alle persone vicino a me
Considero valore la gelosia di chi mi sta intorno
Considero valore chi sta con me
Considero valore chi mi viene vicino e mi chiede come sto anche se non mi conosce
Considero valore la mia bellezza
Considero valore la mia testardaggine, che tutti mi dicono di cambiare
Considero valore i tramonti in cui mi perdo per perdere
Considero valore le stelle, così piccole da quaggiù, ma mi aiutano a rilassarmi e sfogarmi
anche senza dire una parola
Considero valore chi mi critica se dico la mia frase "poetica"
Considero valore la mia pazzia
Considero valore il mio modo di amare
Considero valore il mio tutto, creato da me
Considero valore il mio mondo


Considero valore non vergognarsi della persona che si è
Considero valore pensare prima di aprire bocca
Considero valore conservare i ricordi del passato
Considero valore non smettere di sognare e non smettere di credere
Considero valore essere generosi senza voler nulla in cambio
Considero valore perdersi in un libro
Considero valore essere fedeli alle persone
Considero valore non escludere
Considero valore avere qualcosa per cui ridere 
ma anche avere qualcosa per cui piangere
Considero valore non smettere di crescere
Considero valore andare a chiedere come stai agli amici
Considero valore fare complimenti senza volerne ricevere


Considero valore la gentilezza
Considero valore l'onestà
Considero valore l'amore di una madre verso un figlio
Considero valore un ricordo passato sia di gioia che di tristezza
Considero valore coloro che apprezzano
Considero valore l'ingegno e la sapienza
Considero valore un pensiero


Considero valore la mia timidezza che mi accompagna 
anche se sto passando il momento più bello di tutta la vita
Considero valore la gentilezza
Considero valore l'onestà delle persone che mi stanno accanto
Considero valore le ferite create da chi se n'è andato
Considero valore le storie del mio nonno mai incontrato
Considero valore il mio essere introversa anche se a qualcuno non piace
Considero valore giocare a "il gioco della vita" con la mia famiglia prima di andare a letto
Considero valore mio padre che mi massaggia i piedi
Considero valore le cene con tutta la mia famiglia
Considero valore le lacrime che scendono in un momento di liberazione
Considero valore mio fratello
Considero valore la danza e il canto
Considero valore aiutare le persone
Considero valore le mie amicizie
Considero valore la paura di crescere


Considero valore un nonno che mi vorrà sempre bene
Considero valore la bellezza
Considero valore essere me stessa
Considero valore l'amicizia
Considero valore la solitudine
Considero valore la fiducia in me stessa
Considero valore un fratello
(Comunque ho pianto scrivendo questa cosa)


Considero valore un sogno
Considero valore sciare con le braccia aperte
Considero valore ordinare l'acqua invece di una bibita al ristorante
Considero valore la semplicità
Considero valore un gatto che racconta
Considero valore vedersi tra dieci anni
Considero valore sapere qualcosa in più di quella persona a cui vuoi tanto bene
Considero valore questa classe e la paura di non vederla più riunita

Ecco, appunto. 




sabato 7 ottobre 2023

Testo libero - Tommaso Zamò

Un’enorme e fatiscente imbarcazione procedeva pigra e sghemba in una laguna periferica. Raccoglieva acqua nelle stive ormai da anni e trascinava con sé, sulla sua chiglia, come capelli di sirena, un ammasso fluente di alghe che ne rallentava la navigazione. Gli interni sarebbero apparsi a qualunque visitatore come qualcosa di disorganico e straniante: carte da parati a tratti in decomposizione che già rivelavano il compensato di alcune pareti ingrossate dall’umidità, alcune sale moderne e pulite ma rattristate dal languore dell’abbandono, altre che avresti detto uffici, per il loro traboccare di faldoni, e poi salette di rappresentanza con un mobilio che cercava disperatamente di vagheggiare un’importanza perduta. Ma la nave andava, silenziosa, in una sorta di reciproca noncuranza col paesaggio circostante, che la isolava sullo sfondo. E non si sarebbe potuto immaginare, vista la generale impressione di vacuità, quello che invece era l’affacendarsi di omini sul ponte e più ancora nella plancia di comando. Ad una lontana osservazione era innegabile che quel loro continuo gesticolare e quella camminata apparentemente indaffarata avessero come primo scopo quello di ricordare una sorta di gerarchia. Non si sarebbe potuto intravedere, invece, il minimo segno di preoccupazione per quanto potesse riguardare la rotta, come se il problema fosse stato da tempo accantonato. Separati dal mare da ringhiere arrugginite, si impartivano ordini, si predisponevano incontri e riunioni, si sognavano conferenze e celebrazioni, si premiavano vincitori di concorsi svolti al solo fine di proclamare perdenti e vincitori, ma soprattutto si progettava nel minimo dettaglio un complesso organigramma delle postazioni e degli orari di ciascuno, ben prima di definirne i ruoli. Poteva sembrare, questo lo ammettiamo, una enorme e dettagliata messa in scena. Ma non lo era affatto, e se non fosse bastato il brulichio che proveniva dai ponti sottocoperta, era sufficiente osservare la contrita espressione degli omini, per capire che nessun attore avrebbe potuto credere così intensamente alla sua parte. Nessuno spettacolo quindi, forse invece un’enorme e antica liturgia che si portava avanti più per inerzia che per tradizione. 
Sulla murata, una scritta, in parte ancora decifrabile: una S, forse una U, di sicuro una A finale.


giovedì 9 giugno 2022

Il gran giuoco antico dell'Osservaboschi

Potevamo abbandonare per sempre il Parco di Villa Florio, senza un'ultima avventura? Certo, ma non ho voluto farlo. E per questo ci è venuto in soccorso Il gran giuoco antico dell'Osservaboschi (marchio registrato dal prof. Zamò...). 

A farla semplice parrebbe di aver sguinzagliato 16 (pre)adolescenti per un parco, senza scopo alcuno se non quello di far passare la giornata, ma non è proprio così. Non vorrei farla lunga, ma qualche motivazione di natura didattica c'era anche stavolta. 

Primo aspetto: la forza della ricerca. Date qualcosa da cercare e le menti si attiveranno, gli occhi brilleranno e le forze si coaguleranno per raggiungere il risultato. Date qualcosa di bello e pronto, dove non c'è nulla di scoprire, e sentirete (se ascoltate attentamente) che manca qualcosa. Ecco allora un elenco, redatto (almeno spero) con criteri botanici o quasi, che indicava cosa cercare...

Sì, ottimo, ma come fare se non sappiamo cosa sono "ste robe"? Ed ecco il secondo aspetto: guardare con attenzione e descrivere per ricordare. Su un banco avevo disposto quasi tutto quello che c'era da cercare...


... non proprio tutto, in qualche caso avevo solo le foto

Potentilla Reptans
Broussonetia Papyrifera

Cercis siliquastrum

Poi i ragazzi, divisi in gruppi, hanno avuto circa mezzora per osservare, disegnare e descrivere, con lo scopo di capire cosa avrebbero dovuto cercare




  


E il terzo aspetto, il più importante, già si fa strada, imparare a collaborare. I gruppi li ha fatti il prof., al solito, cercando di mescolare sempre un po' le carte (cioè le persone), con lo scopo di abituarli a lavorare (giocare) con tutti. 
E insomma, sì, dopo aver chiarito alcune regole di condotta

- Chi esce dal parco di Villa Florio ripete la classe prima (...)
- Non c’è motivo di correre, bisogna andare piano e osservare
- Non c’è motivo di passeggiare dove l’erba è alta, tutto si può  trovare stando nell’erba bassa
- Non c’è motivo di urlare, disturbereste gli animali
- Trattate bene le piante, strappatene solo il rametto che vi serve, con un gesto rapido e preciso.
- Non c’è motivo di raccogliere tutto ciò che capita: ogni specie raccolta che non compare nell’elenco vi toglierà un punto

...è finalmente giunto il momento di vagare per il parco, come piccole tribù di cacciatori-raccoglitori...






Alla fine, la mezzora si è quasi trasformata in un'ora di ricerca. Poi, dopo la ricreazione, è arrivata l'attesa fase del conteggio. Dopo tutto, quando si gioca e ci sono dei punti, non può mancare il vincitore. 


Per la cronaca, la vittoria è andata a Serena, Samuele, Davide e Lisa, grazie al ritrovamento di un uovo di merlo (anzi due...) che come bonus valeva ben 5 punti

L'uovo della vittoria

Quando si cerca si trova spesso quello che non ti aspetti (non è forse questo l'aspetto intrigante del cercare?), e infatti abbiamo trovato varie cose interessanti. Non sono quindi mancati approfondimenti (per così dire) sulle spiumate di Colombaccio ad opera di rapace (probabile Sparviere o Astore)

Sul luogo del "delitto"

sulle Galle (i ragazzi spieghino ai genitori...se si ricordano)


sulle penne di Picchio Verde e di Ghiandaia


e sulla muta del serpente (probabilmente un Biacco, anche detto "Carbone")


In questo turbinio anche Kevin ha raccolto il suo bel sacco e ha fatto un cartellone. Bravo!

   

Insomma, possiamo ben dire di aver degnamente salutato il "nostro" parco. Il prossimo anno saremo in una nuova scuola e non mancheremo di indagarne i dintorni: magari organizziamo un osservagiardini... o un osservacampi... 

P.S. Greta ci sei mancata! ma non preoccuparti, abbiamo ancora molto tempo assieme e altre avventure ci aspettano      

sabato 9 aprile 2022

Uno spazio libero

La 2A è una classe difficile. Si sa. Lo abbiamo detto in mille salse. Forse a volte ripetiamo così tanto le stesse cose, spinti dal lusinghiero vento del "lamentarsi" di tutto, che finiamo per impedire a noi stessi di cambiarle. Forse. Forse, insistere sugli aspetti negativi non solo rende più difficile divincolarsi dai propri (pre?)giudizi, ma soprattutto non lascia all'altro lo spazio per dimostrarti che stai sbagliando. 

Durante l'ora di assemblea settimanale, la 2A questo spazio lo ha avuto. Uno spazio libero, ma proprio perchè libero, ancora più difficile da gestire. Ci sono stati conflitti, confusione, profonde fratture nel gruppo, anche pianti, ma lentamente hanno trovato un equilibrio: si sono inventati ruoli non previsti, come quello del "poliziotto" che registra i nomi di chi non rispetta le regole, hanno deciso punizioni (ricopiare un testo scelto da me) e hanno accettato di subirle. Il bello è che hanno fatto tutto loro: io durante quell'ora me ne sto seduto, intervengo come gli altri, ma soprattutto osservo: all'inizio, ovviamente, c'è stato bisogno di qualche mio intervento da "professore", ma ormai accade sempre più raramente.

Ed è proprio durante una di queste ore autogestite che i ragazzi de IL CONSIGLIO DELLA 2A hanno deciso, spinti anche da un pizzico di orgoglio, di scendere nel Parco di Villa Florio e pulirlo. Così, muniti di sacchi e guanti, hanno fatto la loro personale giornata ecologica.

Uno dei luoghi più produttivi...





ECOTERRORISMO...?

SCOVAZZE, TULIPANI E ROMANTICISMO (nessun tulipano è stato maltrattato)








LO SQUADRONE ESIBISCE FIERAMENTE IL RACCOLTO


Due ambasciatori chiedono gentilmente a Luigino e Orietta di completare l'opera

Non è che - forse - si sono meritati di pranzare dove vogliono? 

Cappuccetto Khaby Lame

 C'era una volta cappuccetto Khaby Lame, gli amici la chiamarono cosi perché guardava sempre Khaby Lame. Un giorno sua madre gli disse di mandare il video di Charlie d'Amelio alla nonna. Cappuccetto Khaby Lame accettò e andò dalla nonna; la madre la fermo e le disse di non guardare video per il tragitto, Cappuccetto Khaby Lame disse: OK! E andò. 

Il tragitto era lungo e a metà incontrò il Lupo che era fan di Charlie  d'Amelio, il Lupo le chiese cosa aveva nel cesto, lei rispose che aveva il nuovo video di Charlie d'Amelio: il Lupo non aveva ancora visto il video e lo voleva, allora chiese a Cappuccetto Khaby Lame se poteva dargli il video, lei disse di no, perché doveva guardarlo prima la nonna. Il lupo chiese dove abitasse la nonna. Cappuccetto Khaby Lame rispose che la storia l' aveva già sentita e gli disse di andarsene, il lupo pianse dalla disperazione e morì. E il video andò  alla nonna che era innamorata di Charlie d'Amelio, poi disse che lei era la migliore, ma Cappuccetto grido NOOOOOOOO! Era meglio Khaby, e la guerra fra le due iniziò.

            MORALE: mai andare dalla nonna fan di Charlie d'Amelio
                                                              by OLSI 1A

sabato 2 aprile 2022

Super Squirrel - Iperfiaba con 21 funzioni

 

C'era una volta un piccolo scoiattolo che stava imparando a scendere dall'albero con la mamma. Un giorno Jack vide una ghianda rotolare e inseguendola finì per perdersi in un bosco.

La mamma, giorni prima, gli aveva detto di non intrufolarsi nelle tane altrui perchè avrebbe potuto essere aggredito. Jack, invece, inseguendo la ghianda, non seguì questo consiglio ed entrò nel buco in cui viveva un serpente.

Il serpente alzò il collo e lo attaccò con un morso velenoso. Poi gli disse: "Il veleno farà effetto fra tre giorni...se vuoi sopravvivvere dovrai partire per un pericoloso deserto..." Jack allora s'incamminò. Il povero scoiattolino, arrivato nel deserto, incontrò un cammello che gli disse: "Se vuoi salvarti portami la terza gobba!"

Jack si guardò attorno, vide un dromedario e pronunciò la formula: "L'elisir devo trovare, la gobba tua mi devi dare! Senza gobba sarai più bello, sarai meglio del cammello!" Il dromedario rimase ipnotizzato e l'eroe gli sfilò la gobba e ottenne l'antidoto. Jack finalmente fu salvo e gli tornò in mente la sua ghianda. Decise di cercarla, ma sulla strada trovò un trivio. Dove andare? Il suo fiuto non poteva sbagliare...e si diresse verso la tana del serpente.

Giunto a destinazione, mollò una scodata fortissima in testa al serpente, tanto che il rettile venne accecato dai suoi peli. Non contento, Jack si riempì le guance delle uova del nemico e gliele sputò in faccia.

Il serpente cadde a terra stecchito e il vittorioso Jack ritrovò la sua amata ghianda. Per paura che il rettile non fosse del tutto morto, scappò con uno scatto dalla tana, si arrampicò sugli alberi e saltando saltando si diresse finalmente verso casa.

Mentre tornava alla tana, vide un astore che si avvicinava minaccioso, allora, per nascondersi, strappò delle foglie e se le mise sulla pelliccia per mimetizzarsi.

Tornato a casa, nessuno più lo riconobbe. "Chi sei tu, che entri nel nostro territorio?" domandarono i familiari. Jack se ne andò intristito. Per caso, vide a terra un giornale che parlava della ricompensa promessa a chi avrebbe ucciso il pericoloso Serpente. Tornò verso casa tutto felice, ma scoprì che uno dei suoi fratelli si vantava di avere ucciso il Serpente e pretendeva il premio: la Ghianda d'oro.

Per scoprire chi avesse ucciso veramente il Serpente, venne scelta come prova la lotta con la serpe. Incredibilmente entrambi vennero morsi. Tutti rimasero delusi, perchè pensavano di non aver ancora trovato il vincitore.

Jack però esclamò: "Il vincitore sono io! Lui morirà in tre giorni, io no perchè sono immune, il Serpente mi ha già morso e l'ho già ucciso!"

La folla mormorò insospettita e allora Jack si tolse le foglie e fece vedere i segni del vecchio morso del Serpente. Come prova finale, estrasse dalla folta coda un uovo del viscido rettile. La madre allora urlò: "Ma sei tu, Jack, figlio mio!!" Tutti lo riconobbero.

Tre giorni dopo, il fratello traditore, mentre stava mangiando la sua terza ghianda, si sentì male e morì.

Alla fine, Jack scoprì che il possesso della Ghianda d'Oro lo rendeva uno scoiattolo volante. Qui  finisce la fiaba di Super Squirrel.

Scritta collettivamente da tutti gli alunni della 1A

Il Gatto bianco e il Cane nero - Poesia

IL GATTO BIANCO
 
C’era una volta un gatto
sulla strada lunga, abbandonata.
Il cielo era nuvoloso,
se alzava il volto non vedeva niente,
era tutto nero;
sembrava un cimitero.
Io lo vidi disteso a non far niente,
vedevo solo lui:
 
Il Gatto Bianco.
 
 
IL CANE NERO
 
C’era una volta un cane
sulla strada corta e luminosa.
Il cielo era soleggiato,
se alzava il volto vedeva
i bambini giocare con la palla,
erano felici
sembrava un lunapark.
Io lo vidi in piedi
a giocare con una pallina,
vedevo solo lui:
 
Il Cane Nero.

                                                                                                                      by LISA 1A

martedì 22 marzo 2022

Cappuccetta italica

 

C’era una volta, una bimba di nome Cappuccetta Italica. Si chiamava così perché indossava sempre una fascia tricolore: bianca, rossa e verde.

Suo padre era un pizzaiolo che lavorava a Napoli, e quel giorno aveva finito il sugo, incaricò la figlia di andare a recuperarne un po', avvertendola di non andare al mercato, perché era gestito da gente scaltra che rubava ai clienti… ma come in tutte le fiabe, Cappuccetta non lo ascoltò e partì naturalmente per l’unico posto dove non sarebbe dovuta andare: il mercato.

Dopo un po' di cammino, fu di fronte alla bancarella di frutta e verdura, chiese al commesso: “Vorrei del sugo per la pizza, per piacere” ma egli rimase girato, quindi ritentò, stavolta più forte: “Potrei avere del sugo di pomodoro?” restò immobile, e la bimba perse la pazienza: “VOGLIO DEL SUGO DI POMODORO!” e il commesso si fece vedere in faccia: un cattivissimo e scaltrissimo lupo, e non passò neanche mezz’istante che Cappuccetta rimase senza i soldi che il padre le aveva dato. Subito si mise a piangere disperata ma, per sua fortuna, la nonna girava proprio lì vicino e accorse immediatamente in suo aiuto: con la sua fidata ciabatta tirò uno sculaccione talmente forte che tre uomini forzuti non si sarebbero neanche lontanamente avvicinati al risultato, lo fece volare via.

Quindi recuperarono sugo e soldi e se ne andarono dal padre pizzaiolo che preparò loro, come ringraziamento, la più buona pizza margherita che avessero mai mangiato, e vissero tutti felici e contenti.

                                                                                                            Francesco (1A)

domenica 19 dicembre 2021

Attacco poetico!

Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni, anche grazie ai libri del compianto Paolo Perticari, è che una lezione troppo programmata, poco esposta all'imprevedibile e anche al fallimento, ha qualcosa che non va. Per fare questo, è indispensabile lasciare spazio all'imprevisto, accoglierlo.

Un giorno, nel mio tentativo di esporre la 1A a un flusso poetico continuo, leggo in classe ad alta voce questa poesia di Bruno Tognolini da "Rime di Rabbia"

RIMA DI CHI VIENE PRIMA
Primini!
Così ci dite perché siamo piccolini
Noi siamo in prima
Perché veniamo prima
Siamo più forti
Perché siamo più corti
Perché diventeremo come voi
Voi non potete diventare come noi
Noi siamo prima
Facciamo meglio rima
Perché meglio primini come noi
Che secondini o che terzini come voi
Siamo primini
Levatevi il berretto
Ciucciateci i calzini
E portateci rispetto.

Risultato: ovazione della classe. Io reagisco spontaneamente e dico sarebbe bello fare un "Attacco poetico"... non finisco neanche la frase e l'ovazione riprende. E' deciso, Attacco poetico sia! Ma che cos'è? Ho spiegato più volte, nel corso del mese che ci è servito come preparazione, che non doveva essere soltanto una raccolta di testi irriverenti verso le altre classi, ma ormai il fuoco sacro dell'invettiva, della polemica poetica, della presa in giro letteraria, era scoppiato e io ho deciso di non spegnerlo. Avevamo un motivo preciso per scrivere, ancora una volta la scrittura in 1A era cosa viva, come già lo era stata nelle precedenti fasi del nostro laboratorio di scrittura. L'audio cerca di testimoniarlo...

 Con questo spirito la classe ha lavorato intensamente...

Alla fine "i primini" non si sono affatto limitati alle invettive contro le altre classi, anzi, la maggior parte dei fogli erano fatti da poesie originali (sull'Italia, sui gatti, con parole longobarde ecc...), da citazioni (Baudelaire, Celan, Majakovskij...si vola alto!) e poesie di poeti contemporanei come quella sulla gazza di Franco Marcoaldi (chiedere alla 1A).

E una volta pronti, appena prima di ricreazione, con l'atteggiamento circospetto che si addice a certe operazioni, le truppe sono uscite dalla trincea per compiere l'atto eroico...







Tornati alla base, c'era un misto di eccitazione e di paura. Chi avrebbe continuato per sempre ad andare in giro per la scuola ad attaccare fogli, chi non vedeva l'ora che suonasse (più del solito, diciamo), chi temeva la reazione di quelli più grandi. 

E la reazione c'è stata...sgomento, sorpresa, desiderio di "vendetta", ma anche una sensazione di offesa che, almeno in queste dimensioni, non era attesa. Qui serve una spiegazione. Premesso che non c'era nulla di volgare (ovviamente), alcuni testi, riprendendo quello di Tognolini dal quale era partito tutto, in effetti attaccavano le altre classi. Per capire di cosa parliamo, al massimo qualcuno si è spinto a confrontare una classe con una banana marcia o ha usato termini come "schifo", ma il tenore generale dei testi era questo

Noi siamo i primini, voi siete secondini, o terzini,
Noi prima, voi dopo, forse dopo
Voi non tornate indietro, noi sì
Noi voliamo, voi invece scendete
Voi boomer noi pro
E nemmeno lo sapete
Voi siete topi noi gatti
vi divoriamo con l’acquolina nei baffi 

Se qualcuno si è sentito offeso, la responsabilità è solo mia, non della classe 1A. Ognuno ha la sua sensibilità e questo va rispettato. Ma approfitto per dirvi che nella vita bisogna imparare a sentirsi offesi, (vi capiterà spesso), a capire cosa ci offende, a reagire (se necessario) senza volgarità o violenza. Per questo sono andato in ogni classe a spiegare e a invitarli a rispondere con la scrittura, a far vedere quanto sono grandi, visto che i piccoli li hanno, per così dire, "sfidati"

Il messaggio del nostro attacco è SCRIVETE! In questa occasione e sempre. Scrivete, scrivete quello che vi fa star male, quello che vi offende, quello che non riuscireste mai a dire, alla persona amata, all'amico, ai genitori, a chiunque, scrivete per essere liberi, potreste scoprire che "per guarire" a volte non servono neanche i lettori, basta la propria scrittura.

Qualcuno di seconda lo ha già fatto...


BRAVI! questa è la reazione che mi aspetto.

PER FINIRE. Prima dell'attacco, in 1A abbiamo letto il testo di una canzone, un inno alla scrittura che spero possa ispirare tutti gli alunni della scuola