Se
c'è una cosa che ho imparato in questi anni, anche grazie ai libri del
compianto Paolo Perticari, è che una lezione troppo programmata, poco esposta
all'imprevedibile e anche al fallimento, ha qualcosa che non va. Per fare
questo, è indispensabile lasciare spazio all'imprevisto,
accoglierlo.
Un
giorno, nel mio tentativo di esporre la 1A a un flusso poetico continuo, leggo
in classe ad alta voce questa poesia di Bruno Tognolini da "Rime di
Rabbia"
Risultato:
ovazione della classe. Io reagisco spontaneamente e dico sarebbe bello
fare un "Attacco poetico"... non finisco neanche la
frase e l'ovazione riprende. E' deciso, Attacco poetico sia! Ma che cos'è? Ho
spiegato più volte, nel corso del mese che ci è servito come preparazione, che
non doveva essere soltanto una raccolta di testi irriverenti verso le altre
classi, ma ormai il fuoco sacro dell'invettiva, della polemica poetica, della
presa in giro letteraria, era scoppiato e io ho deciso di non spegnerlo.
Avevamo un motivo preciso per scrivere, ancora una volta la scrittura in 1A era
cosa viva, come già lo era stata nelle precedenti fasi del nostro laboratorio
di scrittura. L'audio cerca di testimoniarlo...
Alla
fine "i primini" non si sono affatto limitati alle invettive contro
le altre classi, anzi, la maggior parte dei fogli erano fatti da poesie
originali (sull'Italia, sui gatti, con parole longobarde ecc...), da citazioni
(Baudelaire, Celan, Majakovskij...si vola alto!) e poesie di poeti contemporanei
come quella sulla gazza di Franco Marcoaldi (chiedere alla 1A).
E una volta pronti, appena prima di ricreazione, con l'atteggiamento circospetto che si addice a certe operazioni, le truppe sono uscite dalla trincea per compiere l'atto eroico...
Tornati alla base, c'era un misto di eccitazione e di paura. Chi avrebbe continuato per sempre ad andare in giro per la scuola ad attaccare fogli, chi non vedeva l'ora che suonasse (più del solito, diciamo), chi temeva la reazione di quelli più grandi.
E la reazione c'è stata...sgomento, sorpresa, desiderio di "vendetta", ma anche una sensazione di offesa che, almeno in queste dimensioni, non era attesa. Qui serve una spiegazione. Premesso che non c'era nulla di volgare (ovviamente), alcuni testi, riprendendo quello di Tognolini dal quale era partito tutto, in effetti attaccavano le altre classi. Per capire di cosa parliamo, al massimo qualcuno si è spinto a confrontare una classe con una banana marcia o ha usato termini come "schifo", ma il tenore generale dei testi era questo
Se qualcuno si è sentito offeso, la responsabilità è solo mia, non della classe
1A. Ognuno ha la sua sensibilità e questo va rispettato. Ma approfitto per
dirvi che nella vita bisogna imparare a sentirsi offesi, (vi capiterà spesso),
a capire cosa ci offende, a reagire (se necessario) senza volgarità o
violenza. Per questo sono andato in ogni classe a spiegare e a invitarli a rispondere
con la scrittura, a far vedere quanto sono grandi, visto che i piccoli li
hanno, per così dire, "sfidati"
Il messaggio del nostro attacco è SCRIVETE! In questa occasione e sempre. Scrivete, scrivete quello che vi fa star male, quello che vi offende, quello che non riuscireste mai a dire, alla persona amata, all'amico, ai genitori, a chiunque, scrivete per essere liberi, potreste scoprire che "per guarire" a volte non servono neanche i lettori, basta la propria scrittura.
PER FINIRE. Prima
dell'attacco, in 1A abbiamo letto il testo di una canzone, un inno alla
scrittura che spero possa ispirare tutti gli alunni della scuola