Eh lo so, credevate fosse tutto finito. Un mese senza aggiornamenti e subito la vostra fede vacilla. Ma il blog (leggi "la scuola") è un grosso mammifero: ha bisogno di qualche pausa (letargo?) per ricaricare le pile. Ci aspetta un intenso febbraio. Cominciamo con una ricetta dedicata agli insegnanti (per una volta scriviamo un post per adulti)
Prendete una qualunque seconda media, affidate a ciascun alunno lo stesso libro di testo. Ora entrate in classe e con un'affascinante introduzione cercate in tutti i modi di attirare l'attenzione dell'uditorio su...diciamo "le conseguenze della rivoluzione industriale". A questo punto vi pare che l'inizio sia andato bene, c'è anche qualche domanda (sono sempre i soliti ma ormai sapete come funziona), quindi fate aprire a tutti il libro alla stessa pagina e scegliete un lettore. Durante la lettura segnalate con ardore i passi da sottolineare e magari fate soffermare gli alunni sull'analisi delle illustrazioni. Per chi vuole si può concludere con un pizzico di esercizi a fine cottura. A un certo punto suonerà, la campanella del forno. Il piatto è pronto.
Ecco. Tutto bene, no? Fra l'altro "la classe ha seguito in silenzio", "poi vedremo nella verifica ma mi sembravano attenti".
Ma (ecco il "ma" che attendevate con ansia), se questa vi pare la normale e giusta ricetta della scuola, io chiedo se qualcuno di voi ha mai tirato fuori il piatto dal forno. Cioè, per rimanere nella metafora, la pietanza l'avete assaggiata o siccome tutti son convinti che sia buona, lo siete anche voi? (se quest'ultima opzione vi sembra convincente vorrei vedervi sgranocchiare qualche coleottero nel sud est asiatico...).
Beh insomma, eccovi il piatto, provo a descriverlo ma è ovvio che assaggiarlo dal vivo è un'altra cosa. Ah, la mia è una descrizione media, basata su stime...le classi son tutte diverse e blablabla (ma non così diverse da rendere questa descrizione inattendibile)
Presumiamo, per benevolenza, che si tratti della seconda ora della giornata, fra le nove e le dieci in una classe che, per la consueta generosità, presumiamo essere considerata "tranquilla", di quelle in cui si entra a cuor leggero... Al vostro trionfale annuncio "facciamo storia!", un alunno sarà davvero felice, qualcuno sarà felice perchè non si fa qualcos'altro, altri rimarranno indifferenti, altri cominceranno un progressivo allontanamento dalla realtà (...), (ah, a proposito di realtà, sappiate che alcuni "non sono lì" da un bel pezzo e non è bastato certo il vostro annuncio a riportarli in classe). Ma voi confidate nella vostra arte oratoria e introducete l'argomento nel modo migliore possibile. Inframezzate il tutto con qualche riferimento alla quotidianità, avete visto che qualche occhio torna così a levarsi nella vostra direzione, e magari se siete in vena con un po' d'ironia. Se a questo punto nessuno si è distratto, o meglio, se credete che nessuno si sia distratto, vi sentirete ancora a vostro agio, poi però giungerà il momento - indispensabile alla ricetta - di aprire tutti lo stesso libro alla stessa pagina. E qui il gusto del piatto comincerà inesorabilmente a cambiare. Potrete cercare diverse cotture (legge il prof, leggono tutti da soli, legge quello bravo a leggere così capiscono, legge quello che non è bravo a leggere così impara a leggere, ognuno legge 5 righe così tutti stanno attenti...), ma il risultato non cambierà molto, ormai gli ingredienti fondamentali sono stati scelti. E allora, durante la lettura: il lettore legge e siamo a posto (ma anche qui...avete assaggiato? sta capendo quello che legge? credete che capisca per il solo fatto di leggere?), quelli sempre attenti seguono (facile con questi ingredienti), ma la realtà è che la stragrande maggioranza della vostra classe sta scivolando nella noia, che è la porta d'ingresso per la mancanza di comprensione: e qui una nota d'amaro dovrebbe cominciare a diffondersi sul vostro palato.
Va bene, siete uno di quegli insegnanti che fiuta al volo il clima e allora virate su un breve video per salvare il piatto del giorno: sembra funzioni, qualche sguardo s'illumina, qualche testa si gira. Ma siate onesti, una torta cominciata male è irrimediabile: per quanto cioccolato possiate aggiungere, se la base è sbagliata non sarà mai una gran torta. Il video finisce. Qualcuno ride. Quello ha tirato una cartina. Quella vuole andare in bagno (ma ci vai ogni ora?). Qualcuno non ha capito una parola e non lo saprete mai perchè non alza mai la mano e non dice mai nulla (forse invece lo sapete benissimo ma vi siete arresi, avete assaggiato senza mangiare...). Manca ancora un paragrafo. Si affaccia per la prima volta anche nella vostra mente la domanda "quanto manca alla fine dell'ora?": da qui in avanti il gusto non farà che peggiorare. La lettura sembra una penitenza. Quello in fondo non sa neanche a che punto siete (eppure a volte lo avete visto così attivo e interessato...). Ormai il filo del discorso è un privilegio riservato a voi, ai due "bravi" e ai tre diligenti (forse), mentre la maggior parte della classe è nel bel mezzo di un viaggio lontano, di un amore, di un diario, di un sonno che gli manca, dell'ora successiva, degli alberi fuori dalla finestra.
E' un piatto irrimediabile. Potete anche spolverare con domande sul quaderno, esercizi sul libro, o qualsiasi altra cosa la vostra mente possa escogitare per salvarsi da quella percezione, da quel sapore, dalla consapevolezza che in quel piatto c'è qualcosa che non va.
Poi però suona. La campanella sembra redimere da tutti i peccati. La campanella pare avere il dono salvifico di fare "punto e a capo" con tutto quello che è successo fino a quel momento. Uscirete e in fondo penserete che non è andata male e vi sembrerà (se pensate a quel che fate), di aver fatto bene: sarà una sensazione veloce. La campanella è una sorta di sostanza stupefacente che vi invoglia a non assaggiare e a non meditare abbastanza su quel sapore che, e adesso lo voglio dire, è semplicemente sgradevole. Vi sto scrivendo per questo - lo avete capito -, per dirvi che quel sapore, se si ha il coraggio di rigirarlo in bocca più volte, è sgradevole. Perchè? Perchè la ricetta della scuola, quella ricetta che a tutti noi pare ovvia, non funziona come dovrebbe.
Sta diventando un post lunghissimo, forse troppo, ma non posso abbandonarlo adesso. Ormai mi son messo nell'alto mare aperto (la 2A colga il riferimento letterario) e devo finire (sperando di non finire come quello là...), da qualche parte dovrò attraccare (per lo sbarco ci penseremo un'altra volta).
Io volevo solo raccontarvi cosa abbiamo fatto oggi in 2A. Niente di particolare, davvero. Ma oggi mi son reso conto di quanto sia indispensabile cambiare la ricetta. Poi magari il piatto odierno non sarà venuto benissimo, forse l'impiattamento sarà da migliorare, sicuramente devo capire come inserirlo in un menù più complesso, ma, come dire, è proprio il sapore che è diverso. Non ho inventato nulla, sia chiaro. Voglio solo spiegarvi cosa è successo e perchè il suo sapore è stato decisamente diverso. Ho scoperto già da un po' la strada (cambiamo metafora va...), e oggi ne ho fatto un altro pezzetto: non sono arrivato da nessuna parte e so di certo che in fondo alla strada ci sono già molti prof. che stanno costruendo intere città. Lasciate quindi che vi dia, non dico una ricetta completa, ma almeno qualche idea per trattare diversamente gli ingredienti (niente da fare, sta metafora mi/vi perseguita).
Prendete la classe 2A di Buttrio. Seguite la ricetta tradizionale per cuocere la Prima rivoluzione industriale, tralasciando la parte conclusiva relativa alle conseguenze. Poi un giorno entrate in classe, non spiegate nulla ma metteteli alla ricerca di qualcosa.
Ecco il primo punto fondamentale: la ricerca. Cercare qualcosa di sconosciuto attiva la nostra mente, non solo sotto il profilo cognitivo ma anche dal punto di vista del piacere.
Cosa cercare? certo sarebbe meglio che l'input venisse da loro, ma io ho trovato solo la strada , non sono arrivato da nessuna parte, quindi dite alla vostra classe di cercare "Le conseguenze negative dell'industrializzazione".
Ma "dove" cercare? I problemi organizzativi di una lezione sono fra quelli meno indagati, e restano invece fondamentali. Secondo l'antica ricetta la risposta sarebbe "il libro di testo", ma la ricetta va cambiata, quindi "via il nostro libro!". Celestine Freinet, maestro francese, aveva elaborato un metodo d'insegnamento che prevedeva, fra le altre cose, la creazione di una biblioteca di classe che potesse sostituire completamente l'adozione dei libri di testo. Ma alle medie come si fa? per ora ho risolto artigianalmente in questo modo: ho preso tutti i libri di testo di storia ammassati negli armadi scolastici (tutte edizioni diverse) e li ho usati per avere la possibilità, pur temporanea e provvisoria, di sostituire il nostro libro.
Quindi: ognuno prenda un libro di storia diverso e cerchi informazioni sull'argomento indicato. Ognuno ha un testo diverso, quella minima curiosità che riusciamo ad attivare, va rispettata: se tutti hanno lo stesso libro, che gusto c'è? (posso anche guardar fuori dalla finestra tanto la "risposta giusta" la trova sempre quello bravo, poi io guardo dov'è).
Tutto qua? no. Manca un altro punto fondamentale: il lavoro fra pari, il lavoro in gruppo.
Dividete la classe in gruppi, oppure lasciate che siano loro a farlo se lo ritenete opportuno. Date istruzioni chiare e semplici, meglio se scritte.
E poi fate un passo indietro e finitela soprattutto di parlare (i prof parlano troppo e io sono specialista in questo...). Potrete quindi osservare strani fenomeni: la classe sembra al lavoro, nel senso stretto del termine. Invece di quei singoli alunni più o meno annoiati che dovevate imboccare con la stessa minestra, davanti ai vostri occhi avrete gruppetti di alunni che leggono, discutono fra loro, si scambiano opinioni. A questo punto girate fra i banchi, date piccole istruzioni, oliate gli ingranaggi, supportate, incoraggiate, accompagnate.
E poi fate un passo indietro e finitela soprattutto di parlare (i prof parlano troppo e io sono specialista in questo...). Potrete quindi osservare strani fenomeni: la classe sembra al lavoro, nel senso stretto del termine. Invece di quei singoli alunni più o meno annoiati che dovevate imboccare con la stessa minestra, davanti ai vostri occhi avrete gruppetti di alunni che leggono, discutono fra loro, si scambiano opinioni. A questo punto girate fra i banchi, date piccole istruzioni, oliate gli ingranaggi, supportate, incoraggiate, accompagnate.
E il sapore cambia. Vi ricordate quello che non seguiva mai seduto là in fondo? Ora lo vedete scrivere una sorta di diagramma di flusso sulla condizione del lavoro minorile e poi discutere animatamente con i compagni per capire in che modo inserirlo nell'elaborato finale. Fra l'altro, si alza, fa un breve giro, poi torna a lavorare: sarebbe mai possibile con la ricetta tradizionale? E quello che non parla mai? Lo spiate adesso mentre confabula con una compagna per capire come si scrive una parola, lei lo aiuta e lui convinto la scrive mentre accenna un sorriso. Qui mi fermo con gli esempi. La ricetta potrebbe anche finire qui. Il punto è che ogni volta che cucino così il sapore non fa che migliorare. Certo, forse non potrà essere un piatto quotidiano, ma una volta che lo assaggiate non potrete più tornare indietro. Poi arriverà un giorno in cui il suono della campanella non sarà più un sollievo, un giorno in cui suonerà e sentirete strani versi del tipo "Già?" oppure "Prof possiamo continuare?". Potere della ricerca e del lavoro fra pari.
Credo di aver finito. Come vi ho già detto non ho inventato nulla, ho preso tutto dal Movimento di Cooperazione Educativa, che si ispira all'insegnamento di Celestine Freinet (qui a destra c'è il link al loro sito). Poi, lo so, è molto poco. I colleghi già esperti in queste pratiche perdoneranno l'ingenuità, ma confido anche che possano apprezzare il tentativo. Non è la prima volta che provo questa ricetta ( se volete altri esempi potete guardare questi post: il Laboratorio sull'Alto Medioevo o anche il Laboratorio sugli Indios ) e di certo non sarà l'ultima. Tante altre cose si potrebbero dire, ma è anche giusto che certi segreti dell'officina rimangano tali (poi questo è un post, mica un libro di didattica). Chiunque abbia commenti o consigli è come sempre il benvenuto.
P.s. Si è appena aggiunto anche questo Laboratorio sulla Schiavitù
Blog Lamiaclasse - Scuola Media Buttrio - prof. Tommaso Zamò
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