lunedì 30 marzo 2020

DAD - Dalla Peste al Coronavirus

Buongiorno 3A, da abbonato del Corriere della Sera mi permetto di riportare un articolo nel blog a scopi didattici. L'abbiamo letto assieme in chat, vi chiedo per Lunedì 6 Aprile (caricate su Nuvola o spedite), di fare due riassunti dell'articolo: il primo di 500 parole e il secondo di 200. L'articolo ha un totale di circa 1400 parole. 
Come fare?? Le regole principali del riassunto le abbiamo studiate in classe, spero vi ricordiate come fare, ci siamo esercitati. In questo caso però vi chiedo di usare il computer. Prendete il testo dell'articolo (se volete trovate il testo senza immagini in un file word su Nuvola nei compiti del 6 Aprile), lo leggete e cominciate a togliere circa un terzo delle parole (da 1400 dovrete passare a 500).
Usate assolutamente la funzione di "conteggio parole" di word (solitamente si trova in "revisione"). Avrete a questo punto le informazioni più importanti, non vi rimane che legare assieme le frasi con dei connettivi (però, quindi, infatti, ecc. ) e riscrivere alcune piccole parti per rendere il tutto coerente (questa operazione è importante!)
Precisazioni: siete liberi di usare o meno i titoli dei paragrafi, i titoli rientrano nel conteggio delle parole, nel riassunto va evitato il discorso diretto.

Dalla Peste al Coronavirus: come le pandemie hanno cambiato la storia dell’uomo
Prima del Covid-19, almeno altre 13 pandemie hanno infierito negli ultimi 3000 anni. Tutte o quasi generate da zoonosi, il salto di specie fra gli animali, selvatici o da allevamento, e l’uomo attraverso successive mutazioni genetiche dei virus. Polli, anatre, suini, topi, pulci, bovini, dromedari, zibetti e pipistrelli hanno fatto da conduttori, soprattutto in Asia, e in modo particolare in Cina dove hanno sempre vissuto a stretto contatto con l’uomo. Ma quando penetravano in un piccolo villaggio della foresta i virus o i batteri si estinguevano presto. Nelle città del Medioevo europeo, sporche e sovrappopolate, diventarono invece potenti assassini. E dall’epoca dell’urbanizzazione di massa e della globalizzazione, con gli allevamenti intensivi alle porte delle metropoli e i sempre più vasti mercati di animali vivi dentro le megalopoli cinesi, hanno fatto stragi mondiali: 500 milioni o un miliardo di vittime in totale nel corso dei secoli, secondo calcoli approssimativi.


La lotta fra l’uomo e la natura
Ogni pandemia ha cambiato il corso della storia: accompagnando o provocando guerre, migrazioni, crolli di imperi, sistemi economici, poteri religiosi, persecuzioni ideologiche. «È come se da millenni – riflette Ernesto Galli della Loggia, professore di storia contemporanea – fosse in corso una interminabile lotta fra noi umani e il nostro luogo di provenienza, cioè la natura. Grazie al nostro cervello ci siamo distanziati o resi più liberi dalla natura; una pandemia, attraverso il contatto troppo vicino e pericoloso con alcuni animali, è il modo in cui la stessa natura cerca di rimpossessarsi di quello spazio. Anche noi poi abbiamo contribuito con l’inquinamento ambientale: pensiamo solo al ruolo che l’uomo ha avuto nello sterminio delle api… ma ricordiamoci anche che nessuna pandemia è stata più forte dell’uomo».

La Spagnola, la più terribile
La più spaventosa è stata la Spagnola, pandemia del 1918-1920 (dilagata in due ondate, una primaverile e una autunnale, seguita forse negli Usa da due altre ondate minori fino al 1925). Esplosa alla fine della Grande Guerra, quando le popolazioni erano più debilitate e le truppe si muovevano da un continente all’altro, e trasmessa attraverso uccelli o suini dal virus H1N1. Ha ucciso fra i 50 e 100 milioni di persone nel mondo, molto di più delle vittime della stessa Grande Guerra. Arrivò fino ai confini del globo abitato, sull’Artico. Fu chiamata così perché ne parlarono per primi i giornali spagnoli, invece quelli americani – forse ancora influenzati dalla censura militare – preferirono evitare l’onta sul loro Paese. Perché, pare, la pandemia arrivò negli Usa con i soldati americani di ritorno dall’Europa. Non si conoscevano cure, se non rimedi empirici contro la febbre, la mascherina facciale o l’isolamento: tutto inutile o quasi. Solo nel 1938 il virologo Thomas Francis riuscì ad isolare il virus e a provare l’esistenza di altri virus influenzali, ma la strada verso il vaccino era ancora lunga e le cause dell’estinzione della pandemia sono ancor oggi tema di dibattito.

Le conseguenze
La Spagnola provocò un terremoto demografico e migratorio: molti lasciarono le proprie nazioni alla ricerca di Paesi «sani», che però non c’erano, e colpì soprattutto giovani e adulti sani che, nella normale vita civile producendo, vendendo e comprando merci, erano la spina dorsale del sistema economico. La pandemia provocò ovunque la crisi della domanda e dell’offerta, della produzione e del consumo: un vero choc per qualsiasi Paese anche economicamente sano (anche se la manodopera, diventata ricercata e rara, ottenne salari migliori). Il Pil dell’Europa occidentale calò del 7,5%. Tutto questo non poteva non avere effetti destabilizzanti sui sistemi politici e sociali interni. La repubblica di Weimar, grande «bolla» di vuoto politico e incertezza economica, nasce in Germania nel novembre 1918, in coincidenza con la fine della Grande Guerra e l’inizio destabilizzante della Spagnola. E il vuoto di Weimar preparerà l’arrivo di Hitler. Secondo alcuni storici la Spagnola, che coinvolse tutta l’Europa e gli Usa, è alla fine una delle concause indirette anche della Seconda Guerra Mondiale.
L’influenza asiatica e la Sars
Nell’ultimo secolo, un’altra epidemia trasmessa da uccelli (anatre selvatiche dalla Cina) è stata l’influenza asiatica del 1956, provocata da un virus sottotipo dell’H1N1. Durò due anni e fece 1 milione di vittime nel mondo, ma diluita nel tempo non ebbe grandi conseguenze sul boom economico in corso. Nel 2003 arriva la Sars (prima epidemia da coronavirus del ventunesimo secolo), molto contagiosa ma poco letale (8200 vittime nel mondo). Fu portata dalle anatre selvatiche del Guangdong (l’antica provincia cinese meridionale di Canton) e il virus fu identificato dal medico italiano Carlo Urbani, che ne rimase vittima. Ma le pandemie dei millenni precedenti fecero ben altre stragi.


La peste nei secoli
Anni 430-426 a.C. Peste ateniese, 70-100 mila vittime durante la guerra con Sparta, politicamente importante anche perché vi muore Pericle, leader dell’egemonia ateniese. Nel 2005, nel Dna estratto dai denti di uno scheletro sepolto in un cimitero militare dell’epoca, viene isolato un batterio di febbre tifoidea. E si pensa a questo, o a un antenato del virus Ebola, come origine della pandemia.
Anni dal 130 d.C in poiPeste antonina, con 5-10 milioni vittime, forse vaiolo o morbillo portato a Roma dalle Legioni dopo la campagna contro i Parti, per alcuni storici segna l’inizio della fine politica e militare dell’Impero. Vi muore l’imperatore Lucio Vero.



Anni 541-542 e poi a ondate fino al 750Peste Giustinianea. L’origine è il batterio Yersina Pestis dei ratti, co-fattore la paurosa densità abitativa di Costantinopoli. Sono in totale fra i 50 e 100 milioni i morti stimati in totale. Percorso storico: Giustiniano, ultimo imperatore di lingua latina, vince la campagna contro i Vandali e poi cerca di strappare l’Italia ai Goti. Ma in un porto lungo il Nilo i suoi soldati vengono a contatto con una barca proveniente dall’Etiopia e carica anche di ratti: contagio inevitabile, portato poi anche a Costantinopoli – che allora aveva 500.000 abitanti – e in Italia dai legionari che tornano in patria. È considerata da alcuni storici la causa della fine dell’impero d’Oriente.

La Peste nera
Dal 1346 al 1353 e poi a ondate successive che seguono le invasioni dell’Orda d’Oro tartaro-mongola, lungo la via della Seta arriva la Peste Nera, sempre portata dalle pulci dei ratti. All’assedio di Caffa mongoli e cristiani si lanciano a vicenda i cadaveri degli appestati. La piaga colpisce popolazioni europee già colpite dalle carestie iniziate nel 1315 dopo una serie di alluvioni. Vittime mai calcolate con precisione, dai 25 ai 100 milioni. Cambia il mondo agricolo del Medioevo, alcuni storici scrivono di «fine dell’antichità». «Se devo morire fra poco, perché andare nei campi?» è il ragionamento che spinge molti agricoltori ad abbandonare le terre, che presto diventano deserti. Ma chi sopravvive, immunizzato e trasferito nelle città, vivrà meglio: diventerà manodopera ricercata e più pagata di prima, mentre la scarsità di braccia fa crescere ovunque l’innovazione tecnico-meccanica, come la stampa e le armi da fuoco. Con meno soldati in campo, ai re e signori occorrono più armi.
La Peste Nera porta anche i pogrom antisemiti, i peggiori fino ai tempi della Shoa, con gli ebrei accusati come untori. Nel 1348 una bolla di papa Clemente VII vieta di «ascrivere agli ebrei delitti immaginari». Ma la piaga colpisce anche il prestigio della Chiesa: quella «vita e salute» chiesta nelle sue preghiere e processioni, non arriva. E si prepara indirettamente il clima morale e ideologico per l’avvento della Riforma (1517: Lutero affigge le sue tesi a Worms).

La Peste nera ha avuto anche riflessi sull’arte e la letteratura: il Decamerone, il blocco della costruzione del Duomo di Siena, la diffusione delle «danze macabre» nella pittura medievale, influenzò la pittura fiamminga con le ossessioni nei quadri di Bosch, «Il trionfo della morte» di Peter Brueghel il Vecchio. E poi il capolavoro cinematografico di Bergman: «il settimo sigillo».

1629-1630: la Peste manzoniana
Durò due anni e non si può definire pandemia perché fu circoscritta soprattutto nel nord Italia. Arriva probabilmente dal passaggio degli eserciti (lanzichenecchi) che dormivano nei fienili e si presero le pulci dei ratti. Conseguenze: più di un milione di morti, destabilizzazione sociale, carestie, campagne abbandonate, rivolte rurali, guerre sociali e civili in Italia.

Come sarà il mondo dopo il Covid- 19
Negli ultimi 100 anni, la scienza ha accertato senza più dubbi l’origine zoonotica di varie pandemie (anche fuori dalla Cina: lo scimpanzé dei Laghi, in Africa, morsicando un essere umano avrebbe trasmesso nel 1980 il virus dell’HIV-Aids, circa 36 milioni di vittime nel mondo). La ricerca insegue nuovi vaccini, ma tremila anni dopo, i coronavirus e i loro «parenti» arrivano lo stesso. Come cambierà il nostro mondo con il Covid-19 è ancora da scrivere. Sappiamo solo che non sarà più lo stesso.


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