mercoledì 29 maggio 2019

Testo libero - Giulia D.L.



UN RACCONTO GIALLO

Il commissario Grammatikus, che si chiamava così perché sbagliava spesso i congiuntivi, si stava tagliando la barba in bagno con il suo rasoio. Ad un tratto squillò il suo cellulare. Grammatikus sobbalzò e rispose al telefono: “chi MI osa DISTURBARMI mentre faccio la barba???”
Dall’altra parte del telefono rispose la sua assistente Veronika: “mi scusi signor commissario sono Veronika. C’è stato un omicidio a S. Genoveffo al Carmo e dovrebbe venire per la risoluzione del caso.”
Grammatikus, allora, prese la sua macchina e si diresse verso S. Genoveffo. Dopo circa mezz’ora di strada arrivò in paese dove lo stava già aspettando Veronika. Entrambi si recarono sul luogo del delitto e il commissario chiese a Veronika chi fosse la vittima. Veronika gli disse: “si chiamava Marcello de Vultris, la sua famiglia è molto ricca ma lui stava spendendo tutti i soldi per cose inutili; sua madre era atea e di conseguenza anche Marcello. Grammatikus chiese a Veronika: “quali indizi SONO stati trovati con il corpo??”  Veronika rispose: “un rosario turchese; una macchia rossa (che poteva sembrare sugo o vino); una ciocca di capelli ricci; dei mozziconi di sigaretta e nell’aria c’era un forte odore di caffè". Grammatikus, allora, rifletté ad alta voce dicendo: “se SAREBBE sugo FA pensare a qualche pietanza fatta in casa; se il de Vultris SAREBBE ateo non AVESSE un rosario turchese con le iniziali D.N. ai suoi piedi; la ciocca di capelli non SAREBBE APPARTENUTA a lui essendo calvo.”
Alcuni testimoni interrogati da Veronika dissero di aver visto aggirarsi la sera precedente intorno alle 22.03 le seguenti persone: Don Nando, il prete; Donatella Narolli, la casalinga; Donato Nato, il barista; Perpetua, la perpetua. Da qui Grammatikus capì che il rosario poteva essere associato a tutti i sospettati; decise quindi di iniziare gli interrogatori, partì dal prete Don Nando. Grammatikus si recò in canonica e chiese al parroco: “Don Nando mi FACESSE vedere il suo rosario per piacere.” Il prete lo cercò ma non lo trovò; Grammatikus gli chiese di descriverlo; Don Nando, allora, disse: “è di perle bianche.” Il prete era assolto essendo un rosario bianco e non turchese.
Si recarono quindi dalla casalinga, la signora Donatella Narolli. Arrivati a casa della signora entrarono e Grammatikus le chiese: “immagino lei HA SENTITO quello che è successo in paese ieri sera… cosa ci faceva in giro verso le 22.03 di ieri sera?” Donatella, allora, spiegò che era ad aspettare la figlia diciottenne che tornasse a casa dall’appuntamento con il suo ragazzo. Grammatikus guardò in giro la casa e notò che c’era una pentola con della salsa di pomodoro a cucinare; nell’aria c’era un odore di fumo testimoniato anche dai mozziconi dentro il posacenere. La signora Narolli chiese a Grammatikus se poteva offrigli un caffè. Grammatikus ringraziò ma non lo accettò e notò che sulla tavola c’era un rosario bianco. Tornando verso l’auto si imbatterono nella signora Perpetua di Don Nando. Perpetua esclamò: “per fortuna che l’ho ritrovata commissario, mi sono ricordata che il rosario di Don Nando l’ho prestato ad una signora con i capelli ricci stamattina perché lei aveva perso il suo”. Dopo questa informazione il caso era concluso. Grammatikus e Veronika tornarono a casa di Donatella e l’accusarono dell’omicidio di De Vultris, lei non negò e spiegò che l’aveva ucciso perché era il ragazzo di sua figlia e non lo reputava un ragazzo adatto alla sua famiglia.


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