mercoledì 17 aprile 2019

Testo libero - Chiara, Giada, Giulia C.


Le ali nascoste

Fino a qualche tempo fa ero una ragazza come le altre ma… in un giorno di tempesta vidi un’ombra nel mio giardino: sembrava avere delle ali, e intorno a lui la natura era appassita. Ero spaventata ma qualcosa dentro di me mi diceva di andare. Allora scesi le scale, presi il cappotto e uscii in giardino. Sembrava un animale, ma quando mi avvicinai scoprii che era un ragazzo bellissimo: capelli scuri e mossi, occhi completamente neri che al sole diventavano rossastri, era alto e muscoloso. Cercai di avvicinarmi, ma lui scomparve d’improvviso com’era arrivato e di lui rimase solo una penna nera, la presi e rientrai. Passai davanti allo specchio in corridoio e mi guardai: i miei capelli biondi erano tutti bagnati e arruffati e i miei occhi azzurri erano velati di grigio perché avevo paura di non vedere mai più quella creatura. Ero bassissima e troppo magra, come avrei fatto a fare colpo su di lui?
Il giorno dopo andai a scuola e lo vidi aspettare l’inizio delle lezioni, forse era il ragazzo nuovo di cui tutti parlavano? Rispetto al giorno prima sembrava molto più umano.
Entrai in classe e che gioia fu scoprire che era il mio nuovo vicino di banco! Si presentò e ci disse:”mi chiamo Edward, i miei genitori si sono trasferiti qui da poco, ho 16 anni e spero che mi accetterete per quello che sono”. Appena si sedette mi presentai: ”Katy, piacere”. Lui mi guardò e mi fece mezzo sorriso, in quel momento sentii che stavo per svenire.
Passarono i giorni e diventavamo sempre più legati. Un giorno, finalmente, mi invitò a casa sua. Ero troppo agitata, infatti ci misi un’eternità a prepararmi: mi feci i boccoli e misi il vestito più bello che avevo. Lui mi venne a prendere con la sua lamborghini nera. Arrivammo a casa sua: era una villa con piscina, enorme, completamente nera, aveva un qualcosa di inquietante.
Entrammo e ci accolse il maggiordomo che aveva uno sguardo vacuo come se fosse stato posseduto. Edward mi portò in camera sua, o almeno così credevo, perché quando aprii la porta mi ritrovai in un luogo sconosciuto: faceva molto caldo, mi passarono davanti delle ombre e sentii delle urla agghiaccianti…. ero all’inferno! Mi girai per cercare Edward e mi ritrovai davanti un mostro alato: sentivo che era Edward ma non lo riconoscevo più.
Cercai di parlargli, ma lui sembrava non capire. Con un gesto meccanico, mi prese per le braccia e mi portò in volo verso l’ignoto. Arrivammo davanti a una reggia oscura. Entrammo e arrivammo nella sala del trono. Sul trono era seduta la creatura più orribile e terrificante che avessi mai visto. Edward mi disse:”ti presento mio padre, Satana” e mi spiegò tutto: ”tu sei qui solo per un motivo: secondo la profezia, perché il male vinca sul bene, la figlia del paradiso, cioè tu, deve morire. Oggi si compirà la profezia!” gli risposi: ”sei impazzito, non posso essere un angelo, ….” prima che potessi finire di parlare, Satana m’interruppe e mi disse: ”ben arrivata Katy, spero ti troverai bene qui, visto che non ci lascerai mai più, ma pensa al lato positivo della cosa: rimarrai per sempre con il tuo Edward” poi si rivolse a Edward e gli disse: ”ottimo lavoro, ti meriti un premio: Katy, da morta, diventerà la tua schiava!” Edward ringraziò e fece un ghigno soddisfatto, ma i suoi occhi dicevano tutt’altro.
Arrivò il giorno dell’esecuzione: delle guardie mi scortarono fino alla piazza principale, al mio passaggio tutti si giravano a guardarmi con uno sguardo assetato di sangue: erano uno più brutto dell’altro. L’esecuzione consisteva nell’appendermi sull’albero dei condannati, dove Satana mi avrebbe estratto il cuore dal petto e lo avrebbe fatto vedere alla folla, dopodiché l’avrebbe fatto mangiare a Cerbero, il cane infernale. Alcuni di voi potrebbero pensare che fossi spaventata all’idea di morire, ma io riuscivo a pensare solamente ad Edward, che mi aveva tradito. Senza che me ne accorgessi, mi avevano già appeso. Edward era lì, fermo, in prima fila, quando si offrì di uccidermi. Mi si avvicinò e mi disse: ”non preoccuparti”, io non sapevo più cosa pensare e poi aveva un pugnale in mano, non sapevo a cosa gli sarebbe servito. Mi guardai intorno, era la fine! Invece Edward, fra lo sbalordimento generale, mi slegò e mi disse: ”ripeti quello che dico io” così feci, e davanti a noi nacque un portale: metà angelico e metà demoniaco. Ci saltammo dentro, l’ultima cosa che vidi fu la faccia di Edward che mi sorrideva, poi svenni.
Giorni dopo mi risvegliai sul letto di casa mia, con Edward e mia madre a fianco, lui mi sorrise e mia madre ci lasciò soli. Gli porsi la piuma nera che aveva lasciato nel mio giardino, il primo giorno che ci eravamo visti, lui si abbassò ma, invece di riprendersi la piuma, mi baciò.
By Giulia Cristin, Giada Marotti e Chiara Zucchia 2a

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